COBRA manifesto. Constant Reflex #1 (September-October 1948) ENG

Translated by Leonard Bright The dissolution of Western Classical culture is a phenomenon that can be understood only against the background of a social evolution which can end in the total collapse of a principle of society thousands of years old and its replacement by a system whose laws are based on the immediate demands of human vitality. The influence the ruling classes have wielded over the creative consciousness in history has reduced art to an increasingly dependent position, until finally the real psychic function of that art was attainable only for a few spirits of genius who in their frustration and after a long struggle were able to break out of the conventions of form and rediscover the basic principles of all creative activity.

Continua a leggere

Pubblicato in ri-ciclo | 7 commenti

san luigi y calabresi

Continua a leggere

Pubblicato in arte NO arte, meglio di no | 2 commenti

san luigi calabresi

il cardinale ruini ha detto che si sta per procedere alla beatificazione del commissario calabresi: uomo di chiesa prestato alla polizia. era l'unico ad avere una seria vocazione ma,per campare, faceva lo sbirro.

calabresi fece gettare Pinelli dalla questura di milano perchè credeva nella libertà degli uomini buoni, nei grossi valori che qui, in terra, non possono "prendere piede" ma ali: valori profondi come l'Anarchia; pinelli volò a fin di bene, come gesù. calabresi ha solamente liberato un angelo da un corpo non troppo perfetto,calabresi con i suoi poteri paranormali capì subito che quell'uomo non poteva resistere a lungo sul pianeta terra; Pinelli era un klingon vestito da ferroviere, un marziano esule sulla  terra, calabresi lo sapeva bene. 

il commissario sarà santo: san luigi calabresi. lo festeggeremo, faremo la processione del salto in suo onore; lo vogliamo santo subito

SANTO SUBITO, SANTO SUBITO

il link per chi non crede: anatema su di voi!!! 

Continua a leggere

Pubblicato in compagni | 4 commenti

ovviamente contrari ad ogni forma di detenzione e repressione

sfogliavo repubblica online che, oltre ad essere un giornale di merda, diventa ancora più merda mettendo degli articoli di gossip.

ovviamente io non credo nella detenzione

ovviamente so per certo che se si aprissero tutte le carceri, adesso, subiro, ora, cambirebbe tutto ed in meglio, senza quel bordello che vorrebbero farci credere i potenti; non sto qui a discuterne, perchè ci sono molti compagni che si occupano specificatamente di anticarcerario.

un'idea a dir poco stravagante, potrebbe essere quella di lasciargli il carcere: cioè che i potenti, i legalisti e tutti quelli che ci credono se lo tengano. questo significa che i loro perversi meccanismi repressivi, possano continuare ad esistere solo per chi ci crede.

attenzione, voi direte: ma la gente non riesce ad immaginare una collettività senza le patrie galere per ignoranza e cose del genere; infatti, pian piano, il carcere sarebbe solo di quei potenti che, oltre a crederci, ci guadagnano.

esempio: oggi "attaccano" mastella, domani prodi, poi d'alema, poi ancora fini e borghezio…potrebbero divertirsi a farsi i tatuaggi usando il tappo della bic come colore e cucinando succulente minestre. potrebbero inventare anche un nuovo simbolo da tatuarsi come…non so…i 10 punti, simili ai dieci comandamenti.

dopo queste cazzate vi lascio con la foto segnaletica di bill gates….ciao 

 

 

Continua a leggere

Pubblicato in gli arditi pentiti | 2 commenti

La musica popolare siciliana non esiste. A quanto al chilo?

A quanto al chilo? Cancella il debito 

Nel 1993 quindici anni, suonavo in un gruppo. Avevo studiato chitarra, suonare musica "dura" ci caricava e non ricordo da dove nascesse l'esigenza di cantare in dialetto siciliano.
Penso ai ragazzi più grandi cresciuti con dosi massicce di musica pseudo-anglosassone e ho vissuto sulle mie spalle lo snobismo della maggior parte degli amici nei confronti del dialetto. In giro c'erano tantissimi gruppi metal, il reggae era in fase embrionale e il nostro giovane gruppo era strano: testi in dialetto, distorsioni e tarantelle.
Il perché di queste scelte stilistiche potrebbe apparire banale, crescere attorno a coetanei che si sforzano di parlare la lingua italiana con quel accento agreste, mi divertiva.
Tutte le nostre canzoni erano sporche, indefinibili, parlavano di cose importanti: noi siamo la generazione scampata all'eroina, siamo quelli delle canne, nati durante il boom economico, dopo la morte di carosello; non abbiamo incontrato mai nessuno che ci facesse innamorare della politica, al massimo qualcuno che ci regalava una maglietta del Che.
Andavamo avanti, eravamo fortunati a credere nella musica mentre altri coetanei svuotavano le case dei genitori per "farsi" (l'ultima generazione: quelli puliti fuori, socialmente belli ma comunque senza denti).

Continua a leggere

Pubblicato in ri-ciclo | 4 commenti