questa è una specie di composizione fatta come una specie di disegnino
ascolterai questi burloni durante una rassegna di musica strana ad Avellino.
sax, chitarra, strumenti costruiti e autocostruiti e voce
questa è una specie di composizione fatta come una specie di disegnino
ascolterai questi burloni durante una rassegna di musica strana ad Avellino.
sax, chitarra, strumenti costruiti e autocostruiti e voce
Pare che la zuppa di cipolle sia nata
in Toscana, poi arrivo in Francia.
Questa variante della zuppa di cipolle
è particolare perché fatta con brodo vegetale e cipolle
rosse, quindi va bene anche per chi è vegetariano. Inoltre al
posto di usare del formaggio gruviera ho usato dell’asiago (più
economico e più facile da trovare…non usate l’emmental!)
2, 3 persone…anche quattro che mangiano poco:
brodo vegetale
mezzo bicchiere di vino rosso
mezzo chilo di cipolle rosse (cioè
viola)
mezz’etto di burro
rosolare a fuoco lentissimo le cipolle
nel burro, appena completamente ammosciate aggiungete mezzo bicchiere
di vino rosso, dopo qualche minuto aggiungete il brodo in modo da
coprire totalmente le cipolle. Fate cuocere per trenta minuti a fuoco
medio fino ad ottenere una specie di cremina, aggiustate di sale e
pepe.
60 grammi di asiago tagliato a piccoli
cubetti e 60 grammi di parmigiano grattugiato
pane tostato
prendete una terrina da forno e
disponetevi le fette di pane tostato, sopra verserete la cremina e
sopra l’asiago e il parmigiano.
il tocco finale sono i fiocchetti di
burro e qualche goccia di vino dolce, infornate per circa 10 minuti
appena si è creata una patina croccante cacciatela fuori e mangiatela caldissima.
Ho appena finito di ascoltare il nuovo
disco di Mike Patton “A perfect place”. É la colonna
sonora di un cortometraggio di un regista emergente dal nome Derrick
Scocchera, il corto è uscito quest’ anno.
Patton non mi convince, più che
altro non mi convince la sua idea di composizione troppo lontana
dall’armonia sia classica che sperimentale; voglio dire che i
riferimenti retro che a lui piacciono tanto (Morricone, Rota,
Piccioni…), vengono stilizzati all’estremo e sporcati con suoni
elettronici quasi a nascondere l’incapacità di riuscire a
realizzare un sound nuovo dal gusto vecchio e quindi con i giusti
arrangiamenti che si possono ottenere solamente se si hanno solide
basi musicali da distruggere.
L’idea mi sa di bluff, come se le poche
capacità tecniche di Patton vengano nascoste da trabocchetti
sonori moderni o da strategie ereditate dalle sue collaborazioni con
grandi artisti della musica radicale, collaborazioni che forse gli
hanno dato alla testa.
I passaggi più belli del disco
sono quelli che ricordano i Mr. Bungle, uno dei gruppi di Patton più
seri ed innovativi; per chi conosce le origini di Patton però
la cosa diventa stancante, infatti ci siamo già sucati almeno
tre album con il ritmo spinto di samba, i sintetizzatori e i
campionamenti e la cosa diventa monotona. I Mr. Bungle però
avevano un sapore diverso, sarà che era un gruppo e che le
idee erano collettive e non solo del leader.
Il brano più antipatico di “A
perfect place” è quello cantato in italiano dal titolo “Il
cupo dolore”. Patton ha già provato a cantare in italiano
con i suoi gruppi precedenti, ma questo brano è una sorta di
sfottò mal riuscito di “bel canto” e di gangster: aleggia
lo spirito del film Il Padrino però confuso e stereotipato da
melismi e interpretazione ossessiva.
Non ho visto il corto, magari le
musiche ci azzeccano ma credo proprio che Patton si sia
sopravvalutato cercando di comporre qualcosa di troppo alto per le
sue capacità tecniche ma anche creative visto che le parti
migliori dei brani ricordano molto il suo passato con i Mr. Bungle. L’ arte va avanti, la ricerca non si ferma: ci si può anche sedere!
senti Mafai quanti anni hai novanta, cento?
ne ho piene le balle di queste sgridate alle/agli adolescenti (articolo della mafai), a questi sempreverdi giovani che vanno in giro a rompere e a contestare; si, perchè dalle uova si passa al revolver, dallo spinello alla spada e dalle minchiate si rimane alle minchiate.
state tutti seduti nei vostri salotti a battervi il petto e a parlare di laicità: quella laicità fatta di tolleranza e preti, di pagliacci e pierrot, di uguaglianza a senso unico…e poi cosè questa tolleranza?
siete vecchi dentro e fuori, siete voi che odiate i giovani, siete voi che li avete anestetizzati con le discoteche e le pasticche perchè il potere ve lo volete portare fin dentro la vostra tomba…
questo è un articolo serio (clicca)
IL CONFORMISTA (G. Gaber)
Io sono
un uomo nuovo
talmente nuovo che è da tempo che non sono neanche più fascista
Continua a leggere
vi segnalo questa bella rassegna di musica contemporanea dove suonerò pure io
cliccate qui per saperne di più
Dare un perchè e un quando ad Alter@! è come ricordare la prima volta
in cui si è stati presi dall‘impulso sessuale verso l’altro o come
cercare di ricordare, al risveglio dal postsbornia, la natura
dell’alterazione che ti ha portato a quella smisurata e vuota
sensazione di nausea.
Comunque niente a che vedere con ’sesso, droga e rock ’n roll!’.
Nulla di condivisibile, nulla di comunicabile, niente che riesce a
essere, tra tentativi di biografie, di file immagine, di audio,
definibile.
Eppure un impulso forte, una passeggiata sul ciglio di una frase/burrone, parole soffio, grida, sangue……….
Vite diverse: provincia, città, nord, sud, rumore, musica, circuiti,
interstizi di separazione, parole, silenzi, finte vittime di una realtà
immanente travestita da dualità che si fagocita.
Eppure corpi che si fondono, innesti video, est/etica del mutamento, ecologia della musica.
Incontri casuali, passaggi telefonici, e-m@il, eternità passate ad
ascoltare e a riprodurre,‘passioni mute ’ , improvvisare e ripetizione
della pratica dell’improvvisarsi.