lo so è cattiva
ma niente in confronto a quello che sta succedendo…
lo so è cattiva
ma niente in confronto a quello che sta succedendo…
ipocrisia e volemose bene, gli italiani brava gente e toto cutugno con la chitarra in mano…
sveglia PAESE DI MERDA!!!
un articolo tradotto da "italia dall’estero" (veramente vergognoso) in risposta a questo
Non siate così rapidi a condannare l’Italia
Articolo di Società cultura e
religione, pubblicato lunedì 4 gennaio 2010 in Gran Bretagna.
[The Guardian]
Mi dispiace molto che Martin Kettle abbia cambiato idea
sull’Italia e abbia quasi deciso “di non metterci più piede”.
Temo che così facendo negherà a se stesso l’opportunità di
andare oltre quella sindrome del “vedere solo ciò che vogliono
vedere” che giustamente condanna nel suo articolo.
Credo che egli dovrebbe, invece, visitare l’Italia più spesso
perché la sua riflessione era piena degli stereotipi più comuni sul
mio paese. Si renderebbe conto velocemente di quanto sia
inappropriato trarre conclusioni tanto drastiche basandosi su
resoconti di racconti altrui. Troverebbe altre storie da raccontare.
Adotterebbe probabilmente un linguaggio più sfumato. Per lo meno,
avrebbe evitato riferimenti inutili a grandi italiani come Dante e
Verdi, che sono completamente fuori luogo nel suo articolo.
Sottolineo questo punto perché credo che questioni complesse e
delicate come immigrazione e razzismo richiedano un’analisi più
sobria ed attenta. In Italia c’è un dibattito acceso su questi
argomenti. Molti italiani hanno sofferto nel non troppo lontano
passato il dolore di vivere all’estero, non sempre nelle migliori
condizioni, quindi sappiamo di cosa stiamo parlando.
Oggi, invece di esportare manodopera, ne abbiamo bisogno.
Probabilmente non abbiamo ancora afferrato in pieno tutte le
conseguenze di un tale repentino cambiamento di direzione. Ci vuole
tempo e dev’essere completamente accettato da tutta la popolazione,
ad ogni livello. Credo che sitamo facendo del nostro meglio per
rispondere a queste sfide in maniera completa, affrontandone tutti
gli aspetti ma, soprattutto, rispettando i diritti umani e lo stato
di diritto.
Non nego che stiamo incontrando dei problemi, ma aggiungerei “come
chiunque altro”. Stiamo cercando il supporto dei nostri partner
nell’affrontare i flussi di immigrazione clandestina che prendono
di mira l’Italia come punto d’accesso più vicino all’Europa.
Sarebbe bene essere prudenti prima di giudicare l’Italia nella sua
interezza. Insultare un intero paese (”corrotto, depravato,
razzista e anarchico”) rappresenta un’azione eccessivamente
emotiva e, mi dispiace dirlo, piuttosto deplorevole.
Sono fiducioso che Martin Kettle, rileggendo il suo articolo, si
pentirà del suo brusco atteggiamento da “fine di una storia
d’amore”. Meritiamo più rispetto.
[Articolo originale "Don’t be so ready to damn Italy" di
Giovanni Brauzzi]
non avevo capito
bene cosa intendesse dire, mi sono messo quindi a fare alcune
ricerche e alla fine ho capito che aveva proprio
ragione.
Effettivamente Facebook già esisteva negli anni
settanta, ovviamente era scritta su fogli di carta a mano o a
macchina da chi possedeva questo raro attrezzo.
Nel cassetto
dei ricordi di un mio lontano parente, ho trovato il suo account ed
un foglio A4 non del tutto compilato. I messaggi si condividevano
nelle università, nelle scuole, nelle fabbriche o nelle piazze; in
pratica ognuno lasciava il proprio foglio con l’account su un
tavolino dove, gli amici, scrivevano i propri eventi e
status.
questa è la rarissima copia che ho ritrovato:
qui in portogallo è
arrivato prima che in italia, il 17 dicembre. Sicuramente perché i
film non vengono doppiati e ci vuole molto meno tempo ad inserire i
sottotitoli.
Il cinema 3D dove l’ ho
visto aveva però un audio, a mio avviso, pessimo. Sarà
deformazione professionale, ma rispetto alla qualità delle immagini,
il suono non dava nessuna emozione sensoriale e di sicuro questo non
era dovuto al film ma alla disposizione delle casse nella sala e ad
una cattiva equalizzazione.
Per il resto, ho goduto
per quasi tre ore. Avrei anche potuto vedere il film senza
sottotitoli, non capire quasi niente, ma ne sarebbe valsa la pena.
Finalmente Il Cinema, la ricerca visiva, quella per cui questo mezzo
è nato; non accompagnare solamente storie fatte da interminabili
dialoghi, ma immagini e un consapevole ed innovativo utilizzo della
tecnologia più all’avanguardia.
Inoltre la trama non era
poi male, per certi aspetti una “blasfema” parodia dei classici
film patriottici d’azioni americani.
Il film inizia su
un’astronave in volo per un pianeta che gli esseri umani stanno
tentando di colonizzare. In questo pianeta c’è un minerale molto
prezioso che farebbe arricchire la multinazionale del futuro,
sovvenzionatrice del progetto e spalleggiata dall’esercito.
Sbarcano dalla grossa
astronave militare parecchi veterani di guerra, scelti per una
missione in un luogo paragonato all’inferno, tra di loro anche il
nostro protagonista sulla sedia a rotelle.
Il nostro protagonista
aveva un fratello gemello, quindi geneticamente identico a lui. Dal
suo DNA, gli scienziati del laboratorio spaziale, stanno facendo
nascere un indigeno.
Questo è il futuro
della colonizzazione di nuovi mondi: DNA umano per creare un “avatar”
con le sembianze di un abitante del pianeta in questione che tenti
di adattarsi, familiarizzare con la popolazione per poi riferire
tutto ai suoi mandanti, una volta ritornato nel proprio corpo umano.
Infatti il collegamento avviene sdraiandosi su una sorta di bara,
venendo poi trasferiti nell’altro corpo dopo una specie di coma.
Vengono spediti in tre,
il protagonista, un altro militare un po’ NERD ed una scienziata. Il
protagonista perdendosi nel pianeta, riesce a farsi accettare da una
tribù e ad imparare moltissime loro tradizioni. Scopre inoltre che
dalla lunga treccia che hanno gli abitanti di questo pianeta, ci si
collega con la “natura”; ogni essere vivente del pianeta ha un
collegamento che ad esempio può inserire negli animali per gestire i
loro movimenti, inserirlo nelle piante per sentire l’intera natura o
utilizzarlo con altri della stessa specie per fare l’amore.
Questa treccia non
c’entra niente con il film di Cronenberg.
Il lungometraggio è
assolutamente ambientalista e a favore della vera vocazione
dell’essere umano, quella di raccoglitore alle volte cacciatore. La
tribù ci dimostrerà l’importanza della natura, il rispetto anche
nella caccia (per ogni animale abbattuto per mangiare, verrà fatto
qualcosa in favore della natura). Il rapporto simbiotico degli
abitanti con il loro pianeta, non è una forma di idolatria pagana,
ma un necessario e fisiologico bisogno: loro hanno bisogno della
vegetazione per sopravvivere.
Quando gli umani
attaccheranno il pianeta con elicotteri e armi per distruggere tutto,
inizierà una battaglia. Il capitano dell’esercito è il classico
yankee esaltato, il suo personaggio è volutamente esagerato che
evoca i vecchi “Rambo” e “Commando” dei miei anni ottanta.
Andate a vedere al cinema
questo film, andate anche voi non appassionati di fantascienza o
fighetti che guardate solamente film francesi. Questo è il futuro ed
essendo solo l’ inizio di una nuova epoca cinematografica, non poteva
andare meglio. Un film tecnologicamente avanzato, dove i mezzi sono
in funzione di una “semplice” storia ben raccontata e con un
messaggio che ti fa riflettere brutto stronzo che non rispetti il tuo
pianeta!
oggi ieri, avrei ricordato Franco Leggio in modo diverso…lo farò, scriverò qualcosa. adesso mi va solamente di dire, dopo tre anni dalla sua morte, che hanno girato un film su Ipazia e lui oltre ad aver pubblicato un libro, aveva dedicato un’intera collana a questo stupendo personaggio.