Mannaggia, un’altra rivoluzione mancata
Io ero in ospedale, Renata stava attendendo l’ultima ecografia di Oreste per vedere se è messo bene, in posizione; quel pezzo di merda del dottore ci ha detto che è troppo grande, ha il testone, non può nascere con un parto naturale. Nel frattempo chiama Felicia piangendo, avevo già sentito Umberta che mi accennava della situazione di Franco: non mangia più.
Era circa mezzogiorno, Renata va a fare il tracciato e l’ostetrica la tranquillizza dicendole che il parto sarà naturale, senza bisogno di cesareo; io consolo Felicia, tutti e due concordiamo sul fatto che è stato meglio così, Franco non poteva continuare a vegetare.
Una nuova vita sta arrivando: mio figlio è lì, pronto a uscire da un momento all’altro dal panzone di una compagna, la mamma migliore che poteva trovare. Franco, è andato via trentasette anni dopo Pinelli, trentasette anni da quel volo, sempre il quindici dicembre…che coincidenza, per due persone così vicine, per il fatto che Franco diceva sempre a Pino di non dare confidenza a quegli sbirri e, soprattutto, a quel giovane e volenteroso futuro commissario.
Speravo di portargli Oreste, di farlo sorridere con in braccio mio figlio; non si potranno mai conoscere, Oreste non pranzerà mai da Franco e io, che attendo il lieto evento, non posso manco partire per andare a salutarlo.
Mi viene da inventarmi un nuova vita dopo la morte, un lussurioso inferno per gli atei, anticlericali e anarchici, qualcosa che faccia rincontrare tutti i sovversivi. Sai che spasso: quante bombe, cibi grassi, gioco d’azzardo, amore e poesia. Peccato, se fossi dio, avrei già inventato un non-luogo del genere; immagino Malatesta litigare con Stirner, con il primo che gli dice “dai, vieni insieme a noi” e quello che risponde: “no, io sono l’unico e non ci rompere i coglioni. Sto solo e saranno pure cazzi miei…Errico, mica mi offri ‘na sigaretta?”
Franco credeva nella rivoluzione, so di certo che si riprendeva al primo scoppio di cannone. Lui avrebbe girato per le case degli sbirri a rubargli i fucili da portare ai compagni, poi lo aiutavamo a salire sul campanile della chiesa dell’ Ecce Homo per sparare dalla discesa, verso via Roma: dritto, dritto al vescovato.
Io mi sarei vestito da ciambellano per entrare furtivamente in seminario a lasciare i giornaletti pornografici. Questa tecnica preventiva, serve da strategia del pudore nei confronti dei giovani-ambigui seminaristi, così da renderli vulnerabili e successivamente spogliarli delle vesti e drogarli con della mescalina.
Oh, chi si vede! L’ex maresciallo dei carabinieri di Ibla ed il fido appuntato “LoboTom” che salgono con il Defender dal corso Italia, imboccano via Roma, girano in controsenso per via Ecce Homo: Franco, sparaaa!
Se lo meritavano proprio di morire, peccato per la jeep che potevamo riutilizzare, magari se salivano in città con il nuovo e fiammante mercedes del maresciallo…e poi guarda chi c’è, tutti i fasci della città, tutti vanno a nascondersi nelle campagne: il presidente della croce rozza, il nipote di Pennavaria. Sono ancora convinti delle loro cazzate? Il piccolo Pennavaria parla ancora bene dello zio?
Ah, dopo la rivoluzione, tutti in spiaggia. Franco lo abbiamo portato a mare l’anno scorso, non ci andava da almeno cinque anni. Lui, tutte le estati le passava sotto il sole; andava anche a piedi a mare, non aveva la patente perché i compagni d’altri tempi non guidavano per una scelta politica ben ponderata. Franco era un tipo elegante, galante con le signore: il classico anarchico romantico, pre-punk che anche se aveva due magliette le lavava ogni giorno e poi, con che cura trattava il suo storico baffone.
Maria Occhipinti la prima volta che lo vide, in pieno regime, lo scambiò per un fascista per colpa del baffo. Avrà avuto ventiquattro anni e lo portava già. Noi lo abbiamo conosciuto impossibilitato dal radersi, poi veniva a casa Jack, il barbiere Trotzkjsta di Ibla, che si è messo a studiare la struttura del Francobaffo, imitandolo perfettamente.
Purtroppo questa estate, quando Franco fu ricoverato in ospedale, l’infermiere gli accorciò il baffo malamente: lui era triste, ormai si aggrappava anche alle più piccole cose. Mi ricordo che dopo avergli portato un gelato, dovetti imboccarlo come un bambino piccolo; un uomo così forte, che non può manco più mangiare da solo.
Imboccherò Oreste tra poco, un vecchio è andato ed un piccolo ribelle sta per nascere…questo è l’importante.
NTo
E quindi Franco Leggio ci ha lasciati per l’ultimo viaggio… addio Franco!
Ho frequentato anche io gli anarchici ragusani e fortunatamente non ho fatto la fine di Sacco e Vanzetti.
Probabilmente siamo diventati un po’ più civili in questo senso.
Questa mia esperienza di coscienza politica assieme a Lui attraverso i libri che pubblicava mi ha però portato a riflettere che criticare distruttivamente è molto facile mentre costruire qualcosa è sempre più difficile.
Ho reinterpretato il mio vivere anarchico come libertà di espressione e anziché “NON VOTARE” sono anche arrivato a candidarmi nelle elezioni comunali del giugno 2003 come consigliere di quartiere per l’Udeur di Mastella presentando una donna al consiglio comunale: l’Addario.
Con questo indulto che nel luglio del 2006 ha scarcerato circa 12.000 detenuti mi sono allontanato un pochino dalla sua ideologia centrista.
Scarcerare va bene… (Previti compreso) ma un braccialetto collegato via GPS (Global Positioning System) glielo potevano anche mettere al polso destro di questi “signori”, non credete?
Si sarebbero potuti rimettere in libertà ma controllarli elettronicamente per vedere dove si trovavano nel momento in cui venivano commessi dei reati…(non informatici… ovvio… per quelli basta stare di fronte ad un computer connesso ad internet).
Invito dunque a reinterpretare il pensiero anarchico del “NON VOTARE” con l’annullare la scheda piuttosto (sembra non ci si possa manco fidare della scheda bianca adesso).
Capisco che nei giorni delle elezioni è molto più comodo starsene sdraiati a sorseggiare una bibita.
E’ molto ma molto più difficile trovare una coalizione che possa adottare parte delle nostre ideologie.
E’ molto ma molto più difficile guidarla poi noi stessi una coalizione del genere e convincere gli elettori a votare per noi alzandosi il sedere dal divano il giorno delle elezioni per mettere una “X” sulla nostra lista…
Comunque grazie Franco!
Ti considererò come uno dei miei maestri che più ha influenzato la mia formazione di cittadino del mondo.
Maurice Carbonaro
Ragusa 2 gennaio 2007
Luogo molto buon. Le mie congratulazioni!!! O_o
Ecco un altro ricordo di Franco, scritto da Dada Knorr (Francesca Palazzi Arduini) ex presidente dell’Associazione per lo Sbattezzo. Sta girando in rete e si può rendere pubblico.
io ho ricordi molto belli di franco, dei suoi pacchi di libri per i meetings anticlericali, che portavo a decine in bicicletta, ansiosa di aprirli e di scoprire ogni volta edizioni rare, libri impensati, unici, e tutti i libretti delle sue collane che andavano a ruba per il prezzo politico (il pioniere delle millelire).
ricordo anche la sua grande serietà di compagno, quado veniva a fano per curare la libreria e, finché l’età glielo ha permesso, dormiva in libreria, sul pavimento o su un tavolaccio, per evitare furti e danni.
ricordo la patrizia diamante che gli faceva l’imitazione con l’accento siculo e lui che si divertiva, la sua umanità (e la sua cultura) superava certo quella di tanti compagni parolai.
ricordo il suo spirito siciliano, certe battute, come quando, la sera, seduti in panchina al meeting anticlericale, sfiniti per il lavoro e per
certe provocazioni accadute per diffamarci con la stampa, osservavamo alcuni punkubbestia che erano venuti a far casino, ed a un certo punto ne vediamo uno allontanarsi al buio ed andare a farsi accendere la sigaretta da un tipo
sicuramente della digos, scambiarsi due parole. allora la sguardo furbo di franco ci ha contagiato, e abbiamo capito alcune cose sicuri che non ci
saremmo fatti fregare.
non lo dimenticheremo!
(dada)
Ho messo un ricordo di Franco sul mio blog.
http://pralinix.splinder.com
Ogni volta che lo vedevo, negli ultimi tempi, avevo dentro un sorriso amaro:
questa voglia d’incontrarlo mi faceva anche soffrire.
Che ingenuo sono stato! Avrei dovuto capirlo vent’anni fa che era necessario
parlare più a lungo con lui, che occasioni così vanno prese al volo.
Quando poi avrei potuto, quando finalmente ero “pronto”, lui non lo era più,
ormai era presente solo a modo suo.
Sono vicino a tutti quelli che ne hanno capito l’importanza, non importa
quando.
Salute e libertà
Mi dispiace molto. Ho conosciuto Franco Leggio ai Meeting anticlericali (ma già da prima conoscevo i suoi piccoli libri anarchici, che mi spediva nei pacchetti fatti da lui) e non potrò più scordarlo. Un compagno meraviglioso e senza un cedimento; un uomo tenace, aperto, gentile, spiritoso, umile (al contrario di certi boriosi che si incontrano ai convegni anche libertari), ricco di umanità.
La sua attività editoriale, il suo ricordo, il suo sorriso, la sua battuta pronta a dissacrare il potere, non si spegneranno mai.
Abbraccio Franco e chi gli vuole bene.
Si, questo è importante!
Tutto ciò è pura poesia.
Un’abbraccio a distanza per Franco. Uno a te, alla tua compagna e al ribelle che sta arrivando…