Ho visto Avatar (J. Cameron, 2009)

 qui in portogallo è
arrivato prima che in italia, il 17 dicembre. Sicuramente perché i
film non vengono doppiati e ci vuole molto meno tempo ad inserire i
sottotitoli.

Il cinema 3D dove l’ ho
visto aveva però un audio, a mio avviso, pessimo. Sarà
deformazione professionale, ma rispetto alla qualità delle immagini,
il suono non dava nessuna emozione sensoriale e di sicuro questo non
era dovuto al film ma alla disposizione delle casse nella sala e ad
una cattiva equalizzazione.

Per il resto, ho goduto
per quasi tre ore. Avrei anche potuto vedere il film senza
sottotitoli, non capire quasi niente, ma ne sarebbe valsa la pena.
Finalmente Il Cinema, la ricerca visiva, quella per cui questo mezzo
è nato; non accompagnare solamente storie fatte da interminabili
dialoghi, ma immagini e un consapevole ed innovativo utilizzo della
tecnologia più all’avanguardia.

Inoltre la trama non era
poi male, per certi aspetti una “blasfema” parodia dei classici
film patriottici d’azioni americani.

Il film inizia su
un’astronave in volo per un pianeta che gli esseri umani stanno
tentando di colonizzare. In questo pianeta c’è un minerale molto
prezioso che farebbe arricchire la multinazionale del futuro,
sovvenzionatrice del progetto e spalleggiata dall’esercito.

Sbarcano dalla grossa
astronave militare parecchi veterani di guerra, scelti per una
missione in un luogo paragonato all’inferno, tra di loro anche il
nostro protagonista sulla sedia a rotelle.

Il nostro protagonista
aveva un fratello gemello, quindi geneticamente identico a lui. Dal
suo DNA, gli scienziati del laboratorio spaziale, stanno facendo
nascere un indigeno.

Questo è il futuro
della colonizzazione di nuovi mondi: DNA umano per creare un “avatar”
con le sembianze di un abitante del pianeta in questione che tenti
di adattarsi, familiarizzare con la popolazione per poi riferire
tutto ai suoi mandanti, una volta ritornato nel proprio corpo umano.

Infatti il collegamento avviene sdraiandosi su una sorta di bara,
venendo poi trasferiti nell’altro corpo dopo una specie di coma.

Vengono spediti in tre,
il protagonista, un altro militare un po’ NERD ed una scienziata. Il
protagonista perdendosi nel pianeta, riesce a farsi accettare da una
tribù e ad imparare moltissime loro tradizioni. Scopre inoltre che
dalla lunga treccia che hanno gli abitanti di questo pianeta, ci si
collega con la “natura”; ogni essere vivente del pianeta ha un
collegamento che ad esempio può inserire negli animali per gestire i
loro movimenti, inserirlo nelle piante per sentire l’intera natura o
utilizzarlo con altri della stessa specie per fare l’amore.

Questa treccia non
c’entra niente con il film di Cronenberg.

Il lungometraggio è
assolutamente ambientalista e a favore della vera vocazione
dell’essere umano, quella di raccoglitore alle volte cacciatore. La
tribù ci dimostrerà l’importanza della natura, il rispetto anche
nella caccia (per ogni animale abbattuto per mangiare, verrà fatto
qualcosa in favore della natura). Il rapporto simbiotico degli
abitanti con il loro pianeta, non è una forma di idolatria pagana,
ma un necessario e fisiologico bisogno: loro hanno bisogno della
vegetazione per sopravvivere.

Quando gli umani
attaccheranno il pianeta con elicotteri e armi per distruggere tutto,
inizierà una battaglia. Il capitano dell’esercito è il classico
yankee esaltato, il suo personaggio è volutamente esagerato che
evoca i vecchi “Rambo” e “Commando” dei miei anni ottanta.

Andate a vedere al cinema
questo film, andate anche voi non appassionati di fantascienza o
fighetti che guardate solamente film francesi. Questo è il futuro ed
essendo solo l’ inizio di una nuova epoca cinematografica, non poteva
andare meglio. Un film tecnologicamente avanzato, dove i mezzi sono
in funzione di una “semplice” storia ben raccontata e con un
messaggio che ti fa riflettere brutto stronzo che non rispetti il tuo
pianeta!

 

 

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