Cacciato dallo staff di santoro

cacciato dallo staff di santoro per
voglia di libertà.

Sono un giovane tecnico del suono,
lavoravo con santoro ma sono stato cacciato dopo alcune puntate.
Lavoro bene, non è questo il problema, ma pretendo di essere pagato,
di non fare ore in più, di avere la mia vita e un contratto.

I primi ingaggi sono a serata, cioè da
freelance con partita IVA; cioè i primi, i primi per 6 mesi. Fare il
freelance è comodo per loro, non hanno obblighi.

Quando ho chiesto e preteso un
contrattino, ovviamente a tempo indeterminato, non venivo più
considerato quel simpatico ragazzo, forse troppo anarchico ma che sa
lavorare ed è sveglio. Venivo direttamente considerato “il solito
anarchico rompipalle”.

E si sempre così. Questi vecchi
comunisti (perché pure se giovani sono vecchi dentro), alla fine ti
buttano via sempre per la classica storia dell’anarchico.

Come fanno a definirti anarchico?

Di solito, chi come me non capisce
niente di calcio, parla più spesso di politica. Inoltre la
propensione al non comandare che i rossi non hanno, perché stanno
sempre lì a strillarti addosso con la loro autorità sovietica da
quattro soldi, fa venire strani dubbi.

All’inizio pensavano che fossi un
tranquillone, uno che si fa “i cazzi suoi”…si, è vero:ma
pretendo pure che gli altri si facciano i loro.

Le prime battute da parte dei compagni
di lavoro, quelle dette a freddo e senza motivo:

-tu sei quello che non vota, fai
vincere berlusconi-

-tu sei quello che crede che la
rivoluzione francese fu una rivoluzione borghese-

-che guevara? Come ti permetti a parlar
male del che!!!-

-a me i fascisti mi sono venuti a
prendere fin sotto casa, tu chi cazzo sei per parlarmi di libertà-

potrei continuare all’infinito. Una
volta incontrai marco travaglio, era difficile da incontrare, lui e i
tecnici sempre lontani. È uno che non ti caga, tu gli dici ciao, lui
fa finta di non averti sentito…però poi quando sente puzza di fumo
si incazza di brutto e va a reclamare con il capo dei tecnici, che
reclama col direttore di produzione che reclama con santoro, che
reclama con la philip morris che reclama con ruotolo…

alla fine mi hanno cacciato e tacciato
come “persona non gradita”. Non mi prendevo le grida e iniziavo
sempre più spesso ad insultarli con frasi tipo -stalinisti di merda,
comunisti del cazzo filosovietici, siete come i fascisti-

si sono troppo incazzati, alla fine il
capo santoro mi ha detto: –

tu sei una persona troppo libera per
lavorare con noi, al tuo spirito anarchico, sta un po’ stretta
l’organizzazione del nostro staff; devi fare altro, magari il suono
come produttore per gruppi, qualcosa di più creativo, che ti faccia
sfogare.

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Besciamella,latte di soia o alleggerire la tradizione?

perché questa besciamella? Inoltre se
non ho fatto a meno del burro: perché questa besciamella?

Forse un primo passo per sperimentarla
con l’olio extravergine d’oliva al posto del burro…piano, piano,
senza spingere.

I piatti della cucina italiana, i
piatti saporiti e pesanti, i piatti che se non c’è il burro, il
formaggio, il grasso non ti sanno di niente. I piatti che chi è
vegan non può di certo mangiare, chi è vegan ha la fortuna però di
non utilizzare certi ingredienti a priori.

 

Io invece, barbaramente, blasfemamente,
sto cercando di alleggerire i piatti della tradizione. È una cosa
che fanno anche i più grandi cuochi e chi è innamorato della cucina
lo fa in casa, come me, per i propri cari, per evitargli di ingerire
sempre troppi grassi, latticini e carne…oggi certi grassi sono
inutili, se qualcuno ha già messo da parte lo strutto, adesso
potrebbe toccare anche al burro, perché no? Continua a leggere

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avete rotto con la legalità: i neo-melodici

Facebook ormai si usa assai,
troppo-assai. Comunque grazie ad un link, sono arrivato a questo
articolo

http://www.avanguardie.org/neomelodici-camorra

Quattro giovani in
sella a due moto sfrecciano per la città. Seri, sicuri, fieri. ‘O
capoclan è a casa, sereno, si rilassa leggendo un giornale e fumando
una sigaretta. “Per quest’uomo non esiste libertà, per l’onore
si nasconde la verità”. Sorride il capoclan. Fuori i suoi uomini
lo aspettano. Sanno già come comportarsi. Arriva una lettera dal
capo, su di essa c’è scritto il nome di chi ha sbagliato e deve
pagare. “Il capoclan è un uomo serio, che non è davvero cattivo,
ma non si può ragionare col cuore. Il capoclan no, non sbaglia,
perché per la famiglia è lui il capo e deve saper comandare!”. E’
il ritornello della canzone di Nello Liberti, cantante neomelodico
ercolanese, che nel Novembre del 2009 è stato al centro di numerose
polemiche per la canzone “’O capoclan”, un vero è proprio inno
alla camorra in cui vengono messe in risalto alcune delle
caratteristiche tipiche di un boss: il comando, la saggezza, la
serietà, un pizzico di religiosità e la condanna a morte per chi
tradisce.

Non è la prima volta che questo
parallelismo tra musica e criminalità organizzata si ripropone agli
occhi (e alle orecchie) della società. Un parallelismo culturale in
cui si utilizza un mix di parole e musica per raccontare ed esaltare
una storia, un avvenimento, un soggetto o dei soggetti che attuano
comportamenti devianti.

Come e quando nascono i neomelodici


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150 mila ad atene

 da indymedia portugal

 

al contrario di quanto riportato, i
partecipanti della rumorosa “passeggiata” ad atene dell’11 marzo,
non erano 50 mila persone ma 150 mila, una delle più
grandi manifestazioni in grecia degli ultimi 15 anni.

Come esempio, potreste immaginare san
paulo con una manifestazione di 600 mila persone (…)

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La casta Einaudi

bisnonno secondo presidente della
repubblica italiana (Luigi), nonno editore (Giulio), padre musicista
(Ludovico) e lei musicista indipendente: Jessica.

 

Sul corriere online oggi leggo di
questa nuova promessa dell’indie, non ho pregiudizi sulle sue origini
ma, arrivo in fondo all’articolo e cosa dichiara la cantante?

Non si riconosce nell’Italia di
«X-Factor»:

«Gente senza alcuna capacità che
non canta quello che scrive, con un’immeritata visibilità. Abbiamo
scelto una strada diversa, dischi e tour. Ce la si fa anche così,
vedi gli Afterhours».

X-Factor
è la giusta via della musica pop, il vendere solamente, l’immagine
prima di tutto. La musica pop non è altro.

Gli
Afterhours fanno cacare, inoltre sono pure andati a sanremo per
visibilità.

Berlino, dove hanno suonato e
suoneranno ancora, è sullo sfondo: «Ci vorremmo trasferire lì»,
sogna Jessica, «lo hanno già fatto molte band americane. A Berlino
non ti chiedono quale altro mestiere fai, c’è spazio per la
sperimentazione»

io lo so bene che
spazio a Berlino per la sperimentazione se ne trova parecchio. Solo
che vivere di musica è praticamente impossibile, devi per forza fare
anche altro per campare e se non conosci il tedesco, certo non vai ad
insegnare all’università.

Jessica sei
disposta a lavorare in un ristorante?

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