Palermo shooting (dialogo finale)

 un film interessante, dedicato a Bergman e Antonioni per vari motivi. Verso la fine c’è un dialogo sulla fotografia:

[…]voi credete che la vostra
percezione sia l’unica possibile, specie voi fotografi. Siete così
incredibilmente pieni di voi stessi.

Vieni siedi.

Non mi fraintendere, io non ho niente
contro la fotografia. Anzi, in realtà, sono uno entusiasta di
quell’invenzione; mostra gli sforzi del mio lavoro meglio di
qualunque altra cosa.

Che vuoi dire?

“La morte al
lavoro”. È così che la maggior parte delle fotografie dovrebbe
essere chiamata. Immortalare la vita.

Mi piaceva
tantissimo l’idea del negativo, l’altra faccia della vita, l’altra
faccia della luce.

Le macchine
fotografiche non lo usano più. Ora siamo passati a una cosa chiamata
digitale.

Questo è
esattamente il punto in questione: col digitale non devi credere in
quello che c’è davanti, è un “aperto invito alla manipolazione”.
Tutte le cose diventano casuali, mescolate, disordinate, confuse,
perdi l’essenza. […]

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