estensione del copyright per i performer a 95 anni

da punto informatico

Copyright UE, un sì lungo 95 anni

 

Roma – Anche il Parlamento
Europeo si è lasciato intenerire dell’immagine degli anziani
performer, anche il Parlamento Europeo ha dato un primo accoglimento
alla proposta di estendere la durata dei diritti degli interpreti
maturata in Commissione Europea.

Il commissario Charlie
McCreevy aveva sfidato i pareri degli esperti e le invettive dei
consumatori: il diritto ad una serena vecchiaia che spetta agli
interpreti vale più delle elucubrazioni di natura culturale ed
economica. Estendere a 95 anni la durata dei diritti sulle
perfomance, rispetto agli attuali 50 anni, a parere di McCreevy
consentirebbe agli interpreti di arrotondare la pensione qualora le
esecuzioni vengano rispolverate in serate danzanti o acquistate da
cittadini nostalgici.

Le argomentazioni del
Commissario hanno convinto la commissioni del Parlamento Europeo
incaricate di valutare la proposta: in un ventaglio di pareri emesso
nelle scorse settimane e portato alla luce da Open Rights Group, la
commissione JURI ha accolto gli emendamenti proposti da McCreevy alla
direttiva europea in materia. La commissione Cultura ritiene che
maggiori tutele e l’istituzione di un fondo siano indispensabili per
"migliorare la situazione sociale dei performer", così la
commissione Industria, Ricerca e Energia, che sostiene l’estensione
temporale e propone l’estensione di competenza, che vada ad investire
non solo le interpretazioni fissate nei fonogrammi, ma le
registrazioni in qualsiasi formato, video compreso.

La commissione JURI ha
raggranellato le proposte, le ha valutate e le ha ritenute di
fondamentale importanza. Perché discriminare fra esecuzioni fissate
in un fonogramma e le interpretazioni fissate in un video? Perché
condannare i nipotini degli anziani performer a paghette risicate?
Per questo motivo la commissione JURI ha accolto gli emendamenti al
quadro normativo proposti dalla Commissione Europea e gliel’ha
rispedita in attesa di altri eventuali aggiustamenti.

Ma se
parte del Parlamento Europeo si è mostrato solidale con i performer,
non si stanno dimostrando tali gli esperti e le associazioni di
cittadini che si sono espressi a riguardo. Un docente specializzato
in diritto d’autore dell’Università di Cambridge ha ripercorso le
argomentazioni opposte alla proposta quando era stata resa pubblica
dalla Commissione Europea: a trarre vantaggio da un’estensione del
diritto d’autore sulle performance sarebbero solo le major, il fondo
sociale per remunerare gli eredi degli interpreti, stanziato dai
produttori che si sono accaparrati i loro diritti, finirebbe per
impattare sul futuro dei giovani artisti, che ancora devono negoziare
la retribuzione dei loro diritti.

Si accodano a queste
osservazioni da Sound Copyright: remunerare con una manciata di euro
all’anno gli anziani performer e le loro famiglie non vale
l’opportunità di godere di un patrimonio culturale in pubblico
dominio, capace di incoraggiare la creatività delle nuove leve di
artisti. Per questo motivo invitano i cittadini dell’Unione Europea a
esprimere il proprio parere agli europarlamentari di riferimento.
Prima che gli stiracchiamenti non si estendano all’intero quadro
normativo che regola la proprietà intellettuale.

Gaia Bottà

 

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