Hanno ucciso il mio ex migliore amico

Hanno
ucciso il mio ex
migliore
amico


Maracaibo
finito il barracuda fini’ col ballar nuda za’ za’

un
gran salotto ventitré mulatte danzan come matte, casa di piaceri per
stranieri

centotrenta
chili splendida regina, rhum e cocaina za’ za’

da
Maracaibo di Lu Colombo


Premessa.

La
canzone oggi alla moda non c’entra, qui si parla di giovani d’oggi
ormai vecchi e non di intrighi internazionali, ma di di fistini
di provincia andati a male. Qui la droga e l’alcol non ti uccidono
ma ti fanno uccidere.

 


 


 


 

14
agosto 2008

Cosa
ci ha di tanto speciale la cocaina, ma che droga è: farà pendant
con l’abbronzatura, ti farà sentire più alto se sei basso, fa
luccicare i vestiti ed abbassare i decibel della musica in discoteca
ma poi a che serve veramente?

Forse
a niente, se non a volerne sempre di più e a mischiarla con qualche
superalcolico o per farti scopare bene visto che non ti ricordi più
come si fa.


Credo
che questo sia accaduto al mio ex migliore amico prima che lo
uccidessero. Lui, morto a trentadue anni, vizioso già da piccolo, ha
sempre fatto debiti ed era già morto dentro da almeno dieci anni. È
morto per una storia di mala, sì mala, malavita ma di quella
di oggi: fatta di cocainomani che sanno solo sparare gratuitamente,
di mafiosetti disorganizzati che non vogliono più costruire nessun
impero ma manco un castello, una villetta; gente malandrina solo
nell’apparenza come i rapper dei video americani: solo automobili,
belle donne, scopatine e toccatine di culi, tutto ovviamente
accompagnato da gin lemon, vodka, cocaina e canne al posto delle
sigarette.


Lui
era un figlio di papà, uno che se il padre cercava bene gli trovava
il posto in banca, ma viveva di scrocco per sfuggire alla banca o al
tirocinio dal notaio; una laurea presa per forza, degli studi mai
digeriti ma regolarmente conclusi, per ritrovarsi un eterno ragazzino
con i vizi da adulto vizioso. Inoltre questi vizi non se li poteva
permettere e scroccava ai tanti occasionali amici con cui passava le
nottate.

Ci
troviamo nella riviera Sicula, dalla parte Montalbano, dove il
film per la TV ha fatto venire i turisti e costruire centinaia di
appartamenti di villeggiatura; qui l’estate si fa baldoria la notte,
si esce a mezzanotte e si sta in giro anche fino alle nove del
mattino per poi andare a dormire mentre le simpatiche famigliole
occupano le spiagge appena sgomberate da individui tossici, bottiglie
di birra, cicche e tentati rapporti sessuali occasionali spesso mal
riusciti.

Qui
stare una notte in giro tra cocktail, sigarette, canne, coca e
preservativi può costarti caro: un preservativo un euro, dieci
cocktail cinquanta euro, due pacchi di sigarette quasi dieci euro,
tre grammi di fumo circa venti euro, mezzo grammo di coca anche
cinquanta euro, per un totale di 131 euro per nottata. Possiamo bene
immaginare che una cifra del genere è veramente insostenibile per la
maggior parte delle persone, sappiamo bene che a far debiti con i
pusher non conviene e che anche il tabaccaio nel suo piccolo si
incazza se pigli a credito sigarette e ricariche telefoniche;
ovviamente per il bar non ci sono problemi: conosci qualcuno ed hai
una buona parlantina, ti fai offrire una cosa e poi un’altra, poi
conosci altra gente e così via.


Una
di queste sere: l’ultima per il mio ex migliore amico, precisamente
quella della vigilia di ferragosto che un tempo si festeggiava
accendendo grandi fuochi in spiaggia dove arrostire carne, bere vino
e birra, calarsi acidi e fare baldoria fino all’indomani. Oggi la
gente va in spiaggia con la tenda e dopo i primi bicchieri di vino si
collassa nell’igloo fino a quando non la sveglia il cocente
sole della mattina del 15 agosto. Poi granita e brioche e anche un
caffè al bar, si va a casa e si pensa già al pranzo.

Quella
notte del 14 agosto, Lui uscì relativamente presto, circa alle
ventitré e trenta, molti amici occasionali (altra gente sola come
Lui ma più accorta) non lo volevano più tra i piedi; ormai aveva
scroccato troppo e ci aveva provato pure con un paio delle loro
fidanzate senza successo, quindi era meglio stare alla larga da certa
gente.

Intorno
alla mezzanotte, si trovava allo chalet di Torre di Mezzo, aveva in
tasca solo dieci euro e mezzo pacco di sigarette ed aveva già bevuto
tutto il pomeriggio, pensò di spenderle con un cocktail e con una
storiella di fumo da cinque euro. Ore una, la spiaggia antistante
allo chalet è popolatissima, le tende ad igloo sono così tante da
confonderle con il mare, la chiara spiaggia che di notte sembra di
solito grigia, è scomparsa.

Lui
ha già finito il fumo e la bevanda alcolica, adesso è arrivato il
momento di fare amicizia con qualcuno dalla faccia simpatica,
di bell’aspetto e con l’aria da giovane con i soldi. Tutta la gente è
in costume da bagno, solamente quelli fighi che non vogliono
sporcarsi ma rimanere al bar, sono vestiti con pantaloni di tela
chiari e camicia a mezza manica bianca. Ovviamente bisogna fare
amicizia con i maschi, le donne di un certo tipo pretendono che tu
offri o, viceversa, non hanno soldi. Conviene allora conoscere i
maschi, che poi hanno parecchie amiche e lavorarseli pian pianino.


Questa
notte toccò ad un tizio biondino, con pochi capelli davanti ma
lunghi dietro, alto, un po’ grasso e con un viso gonfio da
cocainomane; Lui lo sgamò subito, questa era la sua preda
ideale, inoltre accanto a sé aveva due ragazze il biondastro.

Lui
si avvicina e con una scusa del cazzo attacca bottone, dice un paio
delle sue battute non divertenti ma simpatiche e rispettose che ti
lasciano subito intendere la sua naturale vocazione alla socialità.
Sì, è un gran ruffiano, fa così con tutti, anche con chi non ha
niente da offrire.

La
procedura è da copione: un paio di drink e poi ci si apparta in
spiaggia, farsi una prima abbondante pippatina per risalire al bar.
Si parla, si scherza, si balla un po’. Lui si è convinto però che
le due ragazze sono disponibili, che il tipo non è geloso e che
questa notte ci esce l’orgetta.

La
droga ti porta fissazioni e fantasticherie che mai si avvereranno ma
di solito si trasformano in tutt’altra cosa.

Io
non so quale gesto Lui abbia fatto, quale così forte convinzione gli
ha fatto fare quello che era meglio evitare: ci ha provato con la
tipa, la sorella dell’amico occasionale e fino a lì non ci è uscito
il sangue, poi ci ha provato con la ragazza del biondastro ed è
finita (male); il grande e grosso personaggio gli ha rotto un paio di
denti, una costola e gli ha provocato un paio di traumetti cranici.



15
agosto 2008

Ospedale,
già il 15 agosto, pochi dottori. In
torno alle tre del
pomeriggio, il Tabaccaio, forse suo unico e superstite amico, lo va a
trovare; entra in una stanzetta, dove oltre a Lui c’era un vecchio
che era caduto dentro la vasca da bagno, la figlia lo aveva trovato
ovviamente nudo e privo di sensi con in mano un masturbatore
molliccio di 35 cm.

Quattro
chiacchiere: -cosa è successo – non ricordo – i soldi me li darai
quando potrai – te li darò appena esco da qui-. I soliti discorsi
del cazzo rituali dei due, quei discorsi che, in un certo senso, non
li avevano fatti mai allontanare l’uno dall’altro. Erano soli
entrambi, per scelte diverse, ma si erano trovati ormai da una decina
d’anni. In modo opposto erano due perdenti, due falliti della vita,
due Zombie che non cercano più niente.


Il
Tabaccaio, dopo i saluti, esce dalla stanzetta d’ospedale, si guarda
intorno e sbircia dentro le stanzette semivuote di un ospedale di
Ferragosto; ci sono donne incinte, bimbi già nati, vecchi malati e
qualche tossico che si è sentito male. E’ stato facile andare da
reparto in reparto per via del poco e scazzato personale del
solleone. Finalmente esce da questo ospedalaccio, si mette in
macchina ed inizia a pensare cose assurde fatte di corde e coltelli,
ponti e veleni; l’idea del suicidio dopo una vita inutile, fatta di
fallimenti, tristezza e malessere, gli mette davanti una cruda realtà
di una vita da perdente, la vita di uno che non ha mai scelto per
paura ed ha preferito sempre la carta più bassa per rimanere in
gioco.

-Ma
sì, un albero e una corda…magari un ponte abbastanza alto. Sì,
oggi è Ferragosto sono tutti al mare: posso tranquillamente
scavalcare le inferriate e mi lancio dal ponte di Modica-.

Non
so più qual’era il mio migliore amico: se l’uno o l’altro; non so
riconoscere il più perdente e stufo della vita tra i due. Forse, Lui
rispetto al Tabaccaio, ha osato di più magari grazie alla parlantina
e sfacciataggine che lo distingueva….aspetta, lo distingue:

il
mio ex migliore amico non è ancora morto, io lo credo morto da anni
ma lui è vivo e continua a rompere i coglioni alla gente che lo
conosce, sera dopo sera, notte dopo notte. Continua a pippare a
scrocco riuscendo misteriosamente ad accerchiarsi di amici che
gli passano droga e gli offrono alcolici.

Allora
non è un perdente, ha forse capito tutto della vita, ha forse capito
che la tristezza dilaga così tanto, ovunque, da poterla combattere
solamente ignorando le esigenze altrui; ha forse capito che è meglio
pensare solo a se stessi ed odiare sottilmente tutti gli altri
per rubargli il cuore, gli ultimi centesimi di voglia di vivere
rimasta e farli propri, per continuare ad annaffare in questo
mondo di merda.

Questo
è il segreto della rigenerazione, il vecchio trucco del
parassita romantico
: quello che non succhia solamente ma che ti
sta accanto, ti ascolta e certe volte ti fa capire che ti vuole bene
e non può vivere senza di te.


Il
mio ex migliore amico non lo hanno ucciso, ma si è ucciso il suo di
migliore amico.



18
agosto 2008

Il
mio ex migliore amico è uscito dall’ospedale. Adesso crede di essere
guarito perché da tre giorni non tocca la coca, non può andare in
giro per via delle costole e a guardalo fa proprio schifo con i denti
davanti rotti.

Guardalo
è proprio una merda, una merda di quelle che dicono -non mi faccio
più-, quelle merde scontate che già la sera hanno la scimmia
e cercano subito i
cari
amici.

Adesso
però l’unico, vero e sincero amico non c’è più: il migliore amico
del mio ex migliore amico non c’è più ed il mio ex migliore amico
capisce bene che in parte è colpa sua e che sarebbe stato meglio
trovarsi lui schiantato tra i carrubi sottostanti il ponte di Modica.


Centoventi
metri di volo: cioccolata,
scacce,
amici volanti, sogni ricorrenti di un Icaro ormai stanco di tentate
prove, di macchine Davinciane sognate in mescaliniche serate
d’estate. Funghetti allucinogeni come ali dell’Etna, calci volanti e
puntatone di Dragonball, tutto per un ultimo, suggestivo volo…


 


 


 

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