L’individualismo anarchico in Bruce Lee

Sembra strano che l’anti-eroe degli
anni ’70, quello dei poster cinematografici di paese, il cinema del
paese che alternava una locandina di un film porno con la signorina
che aveva le stelline sui capezzoli alla locandina de “l’urlo di
Chen” o a quella di un film di Pierino, potesse essere un
anarchico. Si, magari Bruce Lee non si è mai definto così, ma se
fate caso a quello che diceva durante le interviste, al modo di
intendere l’evoluzione delle arti marziali uscendo dagli schemi
tradizionali o anche seguendo i sui film più scadenti, troverete
quasi sempre un messaggio fortemente individualista.

 

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Dalla Cina con furore

Da
qui

[…]una volta saputo della morte
del proprio maestro il campione della scuola di arti marziali Chen,
convinto che si tratti di assassinio, tenterà con ogni mezzo di
arrivare alla verità circa l’accaduto. Senza andarci troppo per il
sottile, esibendo una furia assassina votata alla vendetta, il
campione dovrà vedersela con i rivali della scuola giapponese che
risulteranno essere implicati nell’omicidio. La storia, abbastanza
lineare, risulta canonico filo conduttore per le gesta di Chen. Viene
buttato nel calderone anche il tema non proprio leggero dell’odio
razziale tra cinesi e giapponesi che, pur affrontato a tratti in modo
pericolosamente ingenuo, aiuta a contestualizzare culturalmente lo
svolgersi della vicenda[…]

Questa la breve
trama, guardando il film si possono notare dei dettagli molto
interessanti.

Gli allievi del maestro si trovano in
palestra subito dopo il funerale, sono molto scossi ma continuano ad
allenarsi; Chen sembra il più scosso di tutti, era molto legato al
maestro ed è molto sensibile, inoltre è assolutamente convinto che
si è trattato di un omicidio.

Durante questo triste allenamento
arrivano dei rappresentanti della scuola giapponese di karate con un
cartello dove vi è scritto "Marionette dell’Asia",
ovviamente il film è incentrato molto sull’odio razziale da parte
dei Giapponesi nei confronti dei Cinesi che spesso nel film
chiameranno “cani” (famosa la scena del cartello davanti un
giardino pubblico con la scritta “vietato l’ingresso ai cani e ai
Cinesi”).

Il successore del maestra placa gli
animi degli allievi, dice che loro non accettano provocazioni e che
combattono solamente per difendersi. Chen però non resiste e di
nascosto dai suoi compagni, si reca alla scuola Giapponese, a questo
punto il film è spettacolare: Chen massacrerà di botte almeno una
trentina di persone da solo; la cosa sembra reale, si percepisce come
Bruce Lee sarebbe riuscito anche nella realtà a farlo.

Chen non sa di essere nei casini è un
ingenuo, un anti-eroe a tratti sentimentale e istintivo, sicuramente
romantico e assetato di giustizia.

Nel frattempo i Giapponesi si
ripigliano e, in assenza di Chen, vanno a rompere il culo alla grande
a quelli della scuola Cinese. Chen ritorna e li trova tutti rotti,
viene anche a sapere che se non si costituisce la scuola verrà
chiusa e tutti i suoi compagni verranno arrestati.

Chen decide di scappare per evitare
altre rogne alla scuola e continuerà per tutto il film a farsi
giustizia da solo. Non chiederà aiuto a nessuno, eviterà a modo suo
di non coinvolgere nessuno e ucciderà tutti quelli che a suo avviso
sono implicati nella morte del vecchio maestro…

 

Bruce Lee: la leggenda

E’ molto interessante la visione del
film "dalla Cina con furore" e soprattutto del documentario
“Bruce Lee: la leggenda” (dove peraltro ci sono delle scene
inedite e delle interessanti interviste a Lee), per carpire l’essenza
del suo spirito libero.

Lee in un primo periodo fu molto odiato
dai vecchi maestri Cinesi perchè svelò il Kung Fu agli Occidentali
e soprattutto perchè andò oltre la scuola tradizionale inventandosi
un nuovo stile basato sull’attacco e sul miscuglio di varie
discipline come boxe e wrestling (poi chiamato Jeet Kune Do). Lee
condannava soprattutto l’insegnamento canonico della arti marziali,
fatto ormai solamente dal simulare figure, una sorta di museo di se
stessi, dove non si impara la vera arte del combattimento.

Ma non sta a me farvi capire il
pensiero di Bruce Lee, non sono né un filosofo, né un esperto di
arti marziali. Per voi ho tagliuzzato il documentario e ne ho
estratto le parti secondo me più interessanti per conoscere un
personaggio sottovalutato in certi ambienti.

Bruce Lee è un mito spesso per chi si
occupa di arti marziali, ma non viene forse apprezzato per quello che
ha fatto e si è inventato; sappiamo benissimo che certi ambienti
spesso sono molto di destra e certi personaggi non riescono proprio a
immaginare l’essenza di Bruce Lee se non per imparere a rompere il
culo “alle zecche” (ovviamente questo è uno stereotipo ed una
tendenza ormai non molto diffusa). Il suo individualismo lo ha
portato a fare scelte dure, ad andare avanti da solo scontrandosi con
tutti e soprattutto ha imparato ad ogni allievo ad apprendere da
dentro se stesso.

Altri link non miei:

http://it.youtube.com/watch?v=Xq9XTHOxIeA

spiega il kung fu

http://it.youtube.com/watch?v=1btgsf4QRq8

da piccolo e da grande

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