ZOMBI di George A. Romero

"Quando
all’inferno non ci sarà più posto, i morti cammineranno
sulla terra"

…oggi
non si nota più tanto la differenza tra vivi e morti-viventi.
I potenti lo sanno ed attendono un naturale riciclo delle masse

E’
difficile scrivere di un film mentre il figlioletto di 10 mesi
appena, ti piange da tre giorni perché ha la febbre ed il naso
chiuso. Anche noi genitori non dormiamo da un pezzo: ci vorrebbe una
droga, una di quelle forti che ti mettono buon umore e ti caricano.
Ma forse non riusciremmo a star vicino al bimbo, sarebbe forse
“anti-educativo” ed irresponsabile?!


Tra
un pianto ed un altro, tra uno di quegli infernali giochetti con luci
e suoni per bambini, sono riuscito a vedermi “Zombi” di George
A. Romero, un gran film del 1978.

Il
film sembrerebbe un classico dell’ horror, ma se di horror parliamo
di tutte quelle cazzate in serie per metallari anni ’80, con sangue
finto e capelloni, qui siamo ad un altro (alto) livello.

 

Romero
fa cominciare il film in uno studio televisivo, come ultima tentata
spiaggia di informazione per comunicare alla gente di non seppellire
i propri morti. Il problema è proprio questo: gli Zombi sono
in circolazione perché se non viene staccato il cervello dal
resto del corpo continuano a vagare cercando viva carne umana da
mangiare. Perché gli Zombi siano venuti a rompere le palle,
si capirà più avanti.

Subito
dopo, una squadra di sbirri d’assalto, circonda un intero stabile di
loschi Portoricani; Portoricani = cattolici = degna sepoltura. Lo
stabile è colmo di carogne traballanti (gli Zombi), la
reazione a catena è ovvia: accatastando i morti e non
recidendogli il cervello, loro mangiano i vivi e producono altri
Zombi.

Gli
sbirri fanno un buon lavoro, qualcuno sbrocca e spara all’impazzata;
due di loro si ritrovano in una stanzetta e dopo quattro chiacchiere
e una sigaretta, si accingono in terrazzo per fuggire in elicottero
insieme a due amici: uno scapestrato e maldestro pilota insieme alla
fidanzata che lavorava in TV.

Le
redazioni televisive sono nel caos, i tecnici e tutti i lavoratori
sfottono in diretta i vari professori e/o politicanti che
intervengono dietro lo schermo tentando di far capire alla gente che,
per cessare questa epidemia di carogne in movimento, bisogna staccare
il cervello degli Zombi o altrimenti i morti viventi morderanno degli
umani che non moriranno, ma diventeranno Zombi.

La
prima genialata del film, a mio avviso, è proprio questa: per
una volta, paradossalmente, i professori-politicanti sono gli unici
ad aver trovato la soluzione del problema, ad aver acquisito una
certa lucidità per teorizzare come unico rimedio, il tagliare
la testa ai propri cari defunti; nessuno è d’accordo, gli
sfotto andranno avanti fin quando anche l’ultima emittente televisiva
non verrà totalmente ridotta in un inferno.

Si,
proprio un inferno sulla terra. Questo verrà svelato da uno
dei due sbirri protagonisti, quello più lucido (almeno sembra)
e meno cazzone. Ci dirà che il nonno di Trinidad, Santone di
Santeria gli aveva detto che un giorno, quando non ci sarà
stato più spazio all’inferno, i morti avrebbero affollato la
terra.


Siamo
sull’elicottero ormai con poco carburante, i quattro tentano degli
atterraggi soprattutto per far benzina ma devono ripartire alla
ricerca di un posto migliore. Nel frattempo, nelle campagne, molti
gruppi di persone si divertono ad andare a caccia di Zombi;
organizzati con fucili e camice a quadri, questi barbuti adulti
giocano al tiro a segno contro dei cadaveri a “bassa latenza”.

Sorvolando
la periferia della città di Philadelphia, si intravede un
grande magazzino circondato da tanti Zombi e da tanti altri che
stanno per recarvisi. Quest’aspetto
incuriosisce i nostri eroi che atterrano sul tetto del centro, aprono
un finestrone ed entrano in una sala del piano superiore dove c’è
una grande scorta di viveri.

C’è
bisogno di riposo, il luogo è perfetto: cibo, cesso, whisky,
sigarette e gli Zombi a pianoterra che non riusciranno mai ad
entrare; i due sbirri hanno praticato troppe tecniche militari,
vogliono scendere giù per rubacchiare un po’ di roba dal
grande magazzino.

A
questo punto non sto più a raccontarvi un film che dovete
assolutamente vedere, vi dico solo che la giornalista è
incinta e che il suo fidanzato è un cretino, che lo sbirro
biondo impazzisce completamente e diventa uno Zombi, che arriverà
uno squadrone di motociclisti e rovinerà i piani dei nostri
occupanti del centro commerciale.


Il
grande magazzino attira sempre più Zombi, sono a migliaia,
quasi tutti barbuti, capelloni e con la camicia a quadri da
boscaiolo. In TV, continuano i dibattiti prima dell’oscuramento
totale dell’etere, la gente non ne vuole sapere di staccare il
cervello ai propri cari defunti.

Il
grande magazzino, l’ informazione televisiva e i politicanti studiosi
sono contorno ed essenza di tutta la faccenda: la società del
consumo americana della fine degli anni ’70 è portata
all’esasperazione con, in più, una condivisibile visione
nichilista nei confronti dell’essere umano in genere. Gli sfrattati
dall’ inferno, carogne tremolanti, con l’unica capacità di
provare minime ed istintive emozioni, sanno però dove recarsi:
al centro commerciale. Ci vanno perché pensano di trovare
degli umani da mangiare o perché è la cosa più
naturale che un cittadino americano ha in testa (anche quando la
testa è vuota ed in decomposizione).

Per
la prima volta nella storia dell’uomo i “ribelli” sono i potenti,
i professori-politicanti perché sanno a cosa si sta andando
incontro, perché conoscono bene l’inferno e Lucifero, tanto da
cercare di proporre alle masse una radicale soluzione. I potenti
contestatori, eccellono nell’arte della retorica e nella diplomazia,
hanno passato una vita a studiare l’occulto per praticarlo lievemente
(e con costanza) verso le masse, verso quelle masse che spendono e
che, da morti viventi, hanno l’ istinto del consumo come unico
ricordo inconscio.

Le
camicie a quadri, i capelloni, addirittura un Hare Krishna Zombi col
tamburello che tenta di mordere la nostra giornalista, sono simboli
espliciti di una moda del rincoglionimento che uniforma anche le
persone più apparentemente critiche; la massa si rigenera
diventando una nuova ma pur sempre massa, la massa che sopprime
l’individualità per fare gruppo, per Essere, per Apparire e
conformarsi anche in schemi e strutture antagoniste, magistralmente
simbolizzate da Romero in un’ampia comunità di zombi-comparse
con le camice da boscaioli, con le barbe e i capelli lunghi.


 

Gli
stessi personaggi che hanno tagliato le teste per dar vita ad una
nuova società fatta di uguaglianza, fratellanza e libertà
ma che incappano nelle losche brame dei loro organizzatori:
sfruttatori dei deboli che leggono nel futuro della storia. L’inferno
era pieno durante la Rivoluzione Francese, durante la Rivoluzione di
ottobre e di febbraio e perché no, anche in Spagna nel ’36;
altri e più antichi Zombi l’essere umano ha conosciuto.

Nel
film di Romero le teste vengono tagliate a tutti, indistintamente
dalla classe d’ appartenenza, ma le conseguenze le prospetta solo chi
ha strutturato un certo sistema. Il pericolo è l’ignoranza
all’eccesso voluta dai potenti di turno, da autorità che
attecchisce, dalla democrazia che ti illude di partecipare. Solo i
professori-politicanti, organizzatori di un sistema a loro
congeniale, sono lucidi, hanno paura di un mancato futuro da tempo
progettato. La massa non si ribella: è massa; in questo caso
però distrugge e consuma fino a trasformarsi in pura essenza:
un consumatore-morto-vivente, non molto diverso da vivente.


I
morti camminano da tempo sulla terra, forse da sempre. L’ essere
umano non è forse mai nato, di sicuro non ha vissuto: si è
però guardato bene in torno, ha avuto paura di se stesso ed ha
deciso di farsi rappresentare da un suo apparente simile, forse il
Male in persona o uno più Fortunato. Il Fortunato decide per
noi e, contenti di continuare a lamentarci, staremo come sempre a
guardare…


 

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