(e sti cazzi) “Hanno ucciso l’uomo ragno” compie vent’anni

Tutto mi sarei aspettato, ma la compilation dedicata agli 883 da parte di una certa musica indipendente, va al di là della mia fantasia (anche la più perversa).

Si legge in rete: Non è tanto questione di apprezzamento o critica: è osmosi. Se c’eravate, in qualche modo li avete assorbiti

Mi suona tanto da: per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti (?)

 

si che c’eravamo, si che c’ero e provavo disgusto anzi no, indifferenza. L’effetto che mi faceva da quattordicenne sentire uno con una voce come quella di Pezzali cantare “hanno ucciso l’uomo ragno” con accanto un biondino che si dimenava con una chitarra la collo (senza jack inserito), era proprio indifferenza e niente più.

Se nel mondo commerciale, per intenderci simile ai paninari di Drive-In, gli 883 fossero una ventata di freschezza, di certo non lo furono per chi già aveva le idee chiare nel campo musicale. Se vogliamo rimanere nel panorama indie dell’epoca, c’erano gruppi, ormai storici, come casino royale, ritmo tribale, mau mau…

A quei tempi, nel 1992, noi ragazzini di 14 anni che ascoltavamo rock e derivati (punk, metal, ’70…) odiavamo MTV e la classifica ci sconfinferava, non abbiamo assorbito proprio un cazzo, anche perché il gesto era semplice: cambiare la frequenza della radio o più semplicemente inserire una cassetta.

Io in quel periodo trasmettevo in una radio, l’ultima radio libera del mio paesino che, ovviamente, aveva comprato una copia di “hanno ucciso l’uomo ragno”. Fatto sta, che era naturalmente considerata musica commercialissima e di facilissimo ascolto, roba usa e getta per teste spensierate, roba che trasmetteva la DJ del mattino, quella delle casalinghe; sarà forse stata all’avanguardia rispetto a Luca Carboni con Mare, mare, mare ma giuro che i ragazzini fuori dal giro commerciale eravamo tantissimi…

quando una rivista come Rockit vuole obbligatoriamente coinvolgerci, io gli sputo nell’occhio! Cosa significa che noi nati tra la fine dei ’70 e i primi ’80, siamo comunque coinvolti? Se questo è un modo per far conoscere al grande pubblico nuovi gruppi (ancora indie) come i Cani, Colapesce, Selton, etc. saranno pure cazzi vostri. Anzi, mi dispiace per i Cani che trovo uno dei gruppi più originali di questo periodo ma, forse nel 1992 erano troppo piccoli e non ricordano che musica di merda fosse quella degli 883 con i Festivalbar in playback.

i Cani sono quelli che cantano “i nati nel settantanove suonano in almeno due o tre gruppi e fanno musica datata”, ecco, forse è vero, allora continuate con la vostra musica genuina e i vostri testi contemporanei, senza sentire la necessità di far contenti quelli rockit: continuate per la vostra strada.

 

 

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corto: estasi di santa Teresa d’Avila

apprendo dal sito dell’UAAR di un film inglese del 1989, un film censurato, di cui qualcuno chiese di bruciare i negativi. Si tratta di “vision of ecstasy”, un corto di 18′ di Nigel Wingrove che finalmente uscirà dopo essere rimasto nei cassetti 20 anni. il corto narra di santa Teresa d’Avila mentre accarezza e bacia il corpo di cristo in croce, ispirato dalla scultura di Gian Lorenzo Bernini “estasi di santa Teresa d’Avila“.

il nostro regista sembra non aver frainteso e, senza bisogno di psicanalisti preparati, possiamo evincere dagli scritti di Teresa, la sua passione sessuale, i suoi bisogni primordiali:

« Gli vedevo nelle mani un lungo dardo d’oro, che sulla punta di ferro mi sembrava avere un po’ di fuoco. Pareva che me lo configgesse a più riprese nel cuore, così profondamente che mi giungeva fino alle viscere, e quando lo estraeva sembrava portarselo via lasciandomi tutta infiammata di grande amore di Dio. Il dolore della ferita era cosi vivo che mi faceva emettere dei gemiti, ma era cosi grande la dolcezza che mi infondeva questo enorme dolore, che non c’era da desiderarne la fine, né l’anima poteva appagarsi che di Dio. Non è un dolore fisico, ma spirituale, anche se il corpo non tralascia di parteciparvi un po’, anzi molto. È un idillio cosi soave quello che si svolge tra l’anima e Dio, che io supplico la divina bontà di farlo provare a chi pensasse che io mento. »
(Santa Teresa d’Avila, Autobiografia, XXIX, 13)

 

 

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siamo tutti qui (essi vivono)

siamo tutti qui!

essi vivono (they live) è un film di John Carpenter del 1988.

bersani non è un alieno? no: è l’umano che collabora con gli alieni

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pizza alla portoghese

in portogallo c’è una pesante ricetta, quella del baccalà con panna. qualcuno poi si è inventato la pizza ‘baccalà con panna’, la pizza migliore di tutto il portogallo, paese ovviamente non rinomato per proprie pizze.

penso che anche per il palato degli italiani pizzofili, sia una ricetta interessante…

impastate la pasta per la pizza, ognuno avrà la propria ricetta e mettete a lievitare.
la ricetta originale utilizza le patate fritte, ma non servono. quindi cuoceremo le patate a dadini in umido con dell’ olio EVO e uno spicchio d’aglio.
bollite il baccalà precedentemente ammollato per una decina di minuti, lasciatelo raffreddare e pulitelo dalla pelle e dalla lische.
regolatevi con circa 300 grammi patate, 300 grammi di baccalà e una confezione di panna.

nel frattempo le patate saranno pronte, asciutte e magari con un po’ di crosticina, fate evaporare tutta l’acqua. aggiungete alle patate il baccalà e della panna da cucina.
salate, pepate e aggiungete il prezzemolo o il coriandolo (molto utilizzato in portogallo). aggiungete del latte nel caso l’impasto sia troppo asciutto.

stendete la pasta della pizza in una teglia, aggiungete delle fettine di mozzarella e poi il composto di patate e baccalà. mettete in forno e fate dorare con il grill a fine cottura.

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dal libro Alla Festa della Rivoluzione, artisti e libertari con D’Annunzio a Fiume

Guido Keller in versione Nettuno

di Claudia Salaris (ed. il Mulino)

 

Vogliamo vivere. Dalla rivista Yoga (fondata da Guido Keller e Giovanni Comisso) n.2

del 20 novembre del 1920

 

Dunque fermate i treni e le navi, inondate le miniere oscene, chiudete le officine (gabbie di pazzi inventate da diavoli), mettete fuoco agli uffici, ai ministeri, alle borse dove si guadagna quel che non vale di essere guadagnato… e salvate la vita! (…) con che voluttà darei fuoco alle vostre cretine “accademie”, ai vostri putridi “musei”, pieni di rimasugli di una bellezza tramontata (creata da operai per dei principi), che non siete più capaci di comprendere, alle vostre “scuole d’arte”, dove con molta pompa dei cadaveri insepolti insegnano a quelli che non hanno genio come si fa per diventar ancor più mediocri dei loro maestri. Ma se una brocca forgiata da un selvaggio nell’età del ferro ha più valore di tutta la vostra produzione, che pericolo ci può essere per la cultura? Voi che non siete più capaci di produrre un grande artista? O, se riuscite a produrne uno per caso, lo perseguitate, lo rinchiudete in un manicomio o in un carcere, lo mandate in esilio, e in ogni caso lo lasciate morire di fame dopo una vita di ignominia e di povertà, se egli non si presta ad essere il vostro cagnolino addomesticato nel salotto delle vostre signore!

Keller, Marinetti e co. in versione goliardico-militare

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