Il successo di Allevi? Mi offende

da la stampa del 24 dicembre, intervista a Uto Ughi…lui si che è uno serio…

«Si tratta di un’esaltazione collettiva e parossistica dietro alla
quale agisce evidentemente un forte investimento di marketing. Mi
sorprende che giornali autorevoli gli concedano spazio, spesso in modo
acritico. Anche Andrea Bocelli ha un grande successo, ma non è mai
presuntuoso quando parla di sé. Da musicista, conosce i propri limiti»

 
«Presuntuoso e mai originale»
SANDRO CAPPELLETTO

Che spettacolo desolante! Vedere le massime
autorità dello Stato osannare questo modestissimo musicista. Il più
ridicolo era l’onorevole Fini, mancava poco si buttasse in ginocchio
davanti al divo». Uto Ughi non ha troppo apprezzato il concerto
natalizio promosso dal Senato della Repubblica che ha avuto come
protagonista il pianista Giovanni Allevi. Il nostro violinista lo ha
ascoltato – «fino alla fine, incredulo» – dalla sua casa di Busto
Arsizio e ne è rimasto «offeso come musicista. Pianista? Ma lui si
crede anche compositore, filosofo, poeta, scrittore. La cosa che più mi
dà fastidio è l’investimento mediatico che è stato fatto su un
interprete mai originale e privo del tutto di umiltà. Il suo successo è
il termometro perfetto della situazione del Nostro Paese: prevalgono
sempre le apparenze».

 

Che cosa più la infastidisce di Allevi: la sua musica, le sue parole?
«Le composizioni sono musicalmente risibili e questa modestia di
risultati viene accompagnata da dichiarazioni che esaltano la presunta
originalità dell’interprete. Se cita dei grandi pianisti del passato,
lo fa per rimarcare che a differenza di loro lui è "anche" un
compositore. Così offende le interpretazioni davvero grandi: lui è un
nano in confronto a Horowitz, a Rubinstein. Ma anche rispetto a Modugno
e a Mina. Questo deve essere chiaro».

Come definire la sua musica?
«Un collage furbescamente messo insieme. Nulla di nuovo. Il suo
successo è una conseguenza del trionfo del relativismo: la scienza del
nulla, come ha scritto Claudio Magris. Ma non bisogna stancarsi di
ricordare che Beethoven non è Zucchero e Zucchero non è Beethoven. Ma
Zucchero ha una personalità molto più riconoscibile di quella di
Allevi».

C’è più dolore che rabbia nelle sue parole.
«Mi fa molto male questo inquinamento della verità e del gusto. Trovo
colpevole che le istituzioni dello Stato avvalorino un simile equivoco.
Evidentemente i consulenti musicali del Senato della Repubblica sono
persone di poco spessore. Tutto torna: è anche la modestia artistica e
culturale di chi dirige alcuni dei nostri teatri d’opera, delle nostre
associazioni musicali e di spettacolo a consentire lo spaventoso taglio
alla cultura contenuto negli ultimi provvedimenti del governo.
Interlocutori deboli rendono possibile ogni scempio, hanno armi
spuntate per fronteggiarlo».

Che opinione ha di Allevi come esecutore? «In altri tempi non sarebbe stato ammesso al Conservatorio».

Lui si ritiene un erede e un profondo innovatore della tradizione classica.
«Non ha alcun grado di parentela con la musica che chiamiamo classica,
né con la vecchia né con la nuova. Questo è un equivoco intollerabile.
E perfino nel suo campo, ci sono pianisti, cantanti, strumentisti,
compositori assai più rilevanti di lui».

Però è un fenomeno mediatico e commerciale assai rilevante. «Si
tratta di un’esaltazione collettiva e parossistica dietro alla quale
agisce evidentemente un forte investimento di marketing. Mi sorprende
che giornali autorevoli gli concedano spazio, spesso in modo acritico.
Anche Andrea Bocelli ha un grande successo, ma non è mai presuntuoso
quando parla di sé. Da musicista, conosce i propri limiti».

Allevi è giovane.
Non vuole offrirgli qualche consiglio? «Rifletta tre volte prima di
parlare. Sia umile e prudente. Ma forse non è neppure il vero
responsabile di quello che dice».

C’è un aspetto quasi
messianico in alcune sue affermazioni, in questa autoinvestitura
riguardo al proprio ruolo per il futuro della musica.
«Lui si ritiene un profeta della nuova musica, parla come davvero lo fosse. Nuova? Ma per piacere!».

Ma
come interpretare questo suo oscuro annuncio: «La mia musica avrà sulla
musica classica lo stesso impatto che l’Islam sta avendo sulla civiltà
occidentale?»
«Evidentemente pensa che vinceranno Allevi e l’Islam. Vi prego, nessuno beva queste sciocchezze».

Questa voce è stata pubblicata in arte E rivolta: gli arditi dell'arte. Contrassegna il permalink.