Non seppellite Passannante

Controcorrente:«Portando a Savoia di Lucania i resti del cuoco che attentò a re Umberto I con un coltellino si tradisce la storia e si commette un’ingiustizia»

questo articolo, scritto da Giuseppe Galzerano, è tratto dalla "gazzetta del mezzogiorno" del 10 aprile 2007 nella sezione "cultura e spettacoli" di Potenza e provincia.

 
Si sta tentando di cancellare brutalmente una pagina della storia sociale e politica del nostro paese. La responsabilità maggiore è di uno spettacolo teatrale sulla vicenda del cuoco lucano Giovanni Passannante, che a Napoli il 17 novembre 1878, in nome della Repubblica Universale, attentò con un coltellino di otto soldi alla vita di Umberto I. In questi giorni siamo arrivati ad una terribile degenerazione. Attori, politici, vice ministri, parlamentari tutti in coro hanno scoperto improvvisamente la «pietas», ma ignorano e calpestano la storia e le ragioni della storia, che vogliono occultare.

MENZOGNA TEATRALE

È in atto una campagna mediatica per «seppellire Passannante» e a teatro vengono diffuse leggende per commuovere l'immaginario collettivo, come quella che alla sua morte il cadavere fu dato in pasto ai cani e ai maiali. Si ignora che dopo la decapitazione, fu seppellito nel cimitero di Montelupo Fiorentino e della sua morte fu fatta comunicazione anche al Comune, come risulta dai registri degli atti di morte di Savoia di Lucania. Nessuno a Montelupo Fiorentino lo diede in pasto ai propri animali! La menzogna teatrale offende la dignità di quella popolazione. Durante la seconda guerra mondiale un bombardamento aereo distrusse il vecchio cimitero. Solo il suo cranio e il suo cervello, dopo la decapitazione, furono esposti nel Museo Criminologico Altavista di Roma.

Oggi, improvvisati seppellitori dicono che vanno seppelliti senza porsi il problema di ricomporre i resti. Ma dove seppellirlo? Gridano: a Savoia di Lucania.

IL PAESE LO RINNEGA

Ma il suo paese non lo ha rinnegato? Lo fece dopo l'attentato, quando il sindaco, invece di esprimere solidarietà o giustificare il proprio concittadino, accettò di mutare, con un atto di squallido servilismo, il nome del paese da Salvia in Savoia di Lucania per ubbidire alle richieste della monarchia. Doveva espiare una «colpa» che non aveva, perché Passannante viveva da tempo a Napoli. E il suo paese non protestò neppure quando un fratello di Passannante fu ingiustamente rinchiuso nel manicomio di Aversa. Nel 1900 la casa dei Passannante venne abbattuta.

Alla proclamazione della Repubblica, nessuno nel paese si ricordò di onorare un concittadino che era stato un convinto e fiero repubblicano ritornando alla vecchia denominazione. Solo nella seduta del 10 febbraio 1948, il consigliere comunale Raffaele Cancro propose invano di chiamare il paese «Passannantea». Oggi il sindaco Rosa Ricciardi non intende tornare alla vecchia toponomastica, anche se gli abitanti si dicono «salviani», ovvero abitanti di un paese cancellato dalla geografia italiana da un capriccio monarchico, come scrisse nel 1913 Giustino Fortunato. Per tutto questo Savoia di Lucania non merita di custodire Passannante. È folle voler seppellirlo nel paese che porta il nome del suo nemico. Passannante deve «riposare in pace» cosa che è possibile a Savoia di Lucania. Continuerebbe ad agitarsi… Soprattutto se viene sepolto in un castello dove ci sono cimeli fascisti. Sarebbe come dannarlo per l’eternità. Abbiate rispetto per i vivi e per i morti.

 

RISPETTATE I MORTI

Rispettate il suo pensiero, la sua vita e la sua tragedia e non seppellitelo con i fascisti. Insomma quello di Passannante continua ad essere un destino atroce: condanna a morte prima, una pena spropositata, tanto che lo stesso Umberto I se ne rese conto e la commutò nell'ergastolo, poi decapitazione, poi esposizione a Roma e adesso doppia sepoltura e in compagnia dei fascisti che Passannante avrebbe certamente combattuto.

Ulderico Pesce, il presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo, il sindaco Rosa Ricciardi non potevano fare di peggio. Quando si mettono insieme teatranti e politici sono capaci di combinare di tutto, senza alcun rispetto per i vivi e i morti, per i percorsi individuali, per le storie personali, per le scelte di vita.

Seppellendo solo il cervello e il cranio a Passannante verrebbe data una doppia sepoltura, una cosa che in Italia, nè nel resto del mondo ha nessuno. Nè un presidente, nè un papa, nè un re, nè un comune cittadino è stato mai sepolto due volte e in due luoghi diversi.

E questo ulteriore strazio del cadavere hanno anche la spudoratezza di farlo passare per un atto umanitario. Cos'è un privilegio o un'ulteriore offesa al corpo e alla memoria di Passannante? Lo spieghi Pesce, il paladino dei morti, Francesco Rutelli, Vito De Filippo. Passannante certamente rifiuterebbe il privilegio della doppia sepoltura.

DUE SEPOLTURE

Se lo volete seppellire, ricordando che Savoia di Lucania lo ha rinnegato, e soprattutto che tutto il resto del suo cadavere si trova a Montelupo Fiorentino non è più umano e logico ricongiungere il cranio e il cervello proprio a Montelupo Fiorentino, che potrebbe rivendicare il diritto di sepoltura con molti più titoli. Allora, nel rispetto della storia e dei destini individuali di ognuno, lasciate le cose come stanno.

Quei due reperti ormai appartengono innegabilmente alla storia civile e alla lunga e drammatica storia della repressione italiana: testimoniano alle future generazioni la barbarie di quel tempo, della monarchia dei Savoia e di chi diede l'ordine di decapitare un morto. E dal momento che non è stato ancora trovato l'autore di quell'orribile e vile decapitazione in termini giudiziari la sepoltura dei resti è un occultamento di cadavere, un reato punito dalla legge. Analizzando quei resti, con le moderne tecnologie, noi oggi possiamo stabilire con quale arma Passannante venne decapitato.

LA STORIA IN UNA TOMBA

Poi i morti si seppelliscono il giorno dopo, ma a distanza di cent'anni non ha nessun senso seppellire non un morto, ma due piccoli resti del cadavere di un morto, che ormai svolgono un innegabile ruolo di testimonianza storica e la storia dev'essere portata alla luce e non seppellita. Se qualcuno dovesse decidere, per esempio, di seppellire i resti di Pompei o dell'antica Roma, l'opinione pubblica giustamente si opporrebbe. Quei resti devono rimanere per gli storici e per i cittadini come un'indistruttibile ed eloquente testimonianza della durissima repressione monarchica, dei difficili rapporti tra cittadini e istituzioni, tra oppressori ed oppressi, testimoni muti eppure parlanti della tragedia di un uomo e di un combattente, ma anche della mancanza di rispetto per la vita umana e per la morte e del passato sociale e politico del nostro paese. Quei resti sono dei documenti della storia, sono dei reperti «storicizzati», che non possono assolutamente essere seppelliti.

ERIGERE UN CENOTAFIO

Per onorare Passannante Savoia di Lucania può costruire un cenotafio, riprendendo l'antico toponimo di Salvia. Seppellirlo un secolo dopo nell'attuale Savoia di Lucania significherebbe recare nuove e inaccettabili persecuzioni alla memoria del cuoco lucano, significa solo sotterrare per sempre una pagina importante della storia italiana, che merita di essere studiata e approfondita. Chi sbraita per la sepoltura non ha mai avuto a che fare con la storia e con il lavoro storiografico, che privilegia i documenti e non li nasconde. Quel cervello e quel cranio sono una testimonianza vivente, parlante e tragica della storia e la storia non si seppellisce e non si rimuove, semmai si scava e si porta alla luce, chi vuole la sepoltura non del cadavere di Passannante ma solo di due piccoli resti del corpo agisce contro la storia. È una richiesta storicamente e politicamente folle, che vuol far scomparire e nascondere la prova tangibile della barbarie dei Savoia. Bisogna rispettare i morti, i loro pensieri, la loro tragedia. Ma perchè seppellire solo i resti di Passannante quando le chiese del nostro bel paese sono piene di resti di santi e Madonne? Finanche la testa di Cesare Lombroso è esposta nel Museo Criminale di Antropologia di Torino. Seppellire solo i resti di Passannante è un'ulteriore ingiustizia nei suoi confronti, un'offesa alla sua memoria e una persecuzione politica.

BARBARIE MONARCHICA

Ulderico Pesce non ha nessun titolo per chiedere quello che chiede, anche se sbandiera le firme di quattromila spettatori suggestionati dallo spettacolo, spettatori che non hanno approfondito la storia di questo solitario e coraggioso combattente del sud sovversivo e repubblicano. La richiesta è antistorica e falsamente umanitaria.

Far scomparire i resti di Passannante sul piano politico equivale a cancellare una pagina infamante dei Savoia. Si vuol fare un favore ai Savoia, eliminando la prova della loro crudeltà politica e ferocia umana. Quei resti ci fanno capire chi erano i Savoia. Il vescovo non si presti allo «spettacolo» della sepoltura.

Mi spiace deludere Ulderico Pesce, che farebbe meglio a rispettare i vivi e in particolare gli studiosi, che ha già previsto tutto, addirittura un altro spettacolo, quello della sepoltura cattolica – ed ha chiesto la partecipazione del vescovo di Potenza – per uno che cattolico non lo era affatto, e magari con lui a fare il chierichetto. Certamente il vescovo di Potenza non si presterà a questa sceneggiata, la sepoltura è una cosa seria e un morto la riceve una sola volta e in un solo luogo.

Aggiungo un'altra riflessione: ci sono pochi «cervelli» conservati al mondo. Lenin è a Mosca e Giovanni Passannante a Roma. Può essere motivo di orgoglio per i salviani che il cervello di un compaesano del passato sia ancora conservato.

NON UCCIDETE I MORTI

I resti di Passannante, che hanno un significato che va oltre la storia e la morte, non si toccano e devono rimanere – anche se Savoia di Lucania dovesse denominarsi Salvia, come da quasi trent'anni vado auspicando – là dove sono, nel museo Altavista di Roma. Sono un monito politico e storico per il passato, per il presente e per il futuro affinchè nessuno decapiti uomini e combattenti in alcuna parte del mondo. Sulla storia e su Passannante non è possibile fare nessuna speculazione di falsa umanità, e con i versi di Giuseppe Ungaretti invoco «Cessate di uccidere i morti / non gridate più, non gridate / se li volete ancora udire…». Seppellire i resti di Passannante è volerlo uccidere, è voler applicare – e non tanto metaforicamente – quella pena capitale alla quale il tribunale di Napoli lo condannò in appena dieci minuti il 7 marzo 1879.

GIUSEPPE GALZERANO

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2 risposte a Non seppellite Passannante

  1. arte scrive:

    la tua idea è singolare. sarebbe un po’ come organizzare la festa di slowfood da macdonald’s, perchè passanante ha attentato all’italia.
    poi forse non ho capito, magari dicevi di organizzare una festa in genere e per quello io non mi tirerei indietro 🙂

  2. GIOVANNI scrive:

    In Italia ci sono tante feste inutili!
    Perché non dedicare una giornata a PASSANNANTE?
    I sa(B)oia sono escrementi di origine bastarda, meglio se se ne vanno.

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