nel gennaio del 2009 finalmente ho avuto la possibilità di realizzare alla grande un mio laboratorio. Ero in Portogallo, arrivato da poco, mi diedero un teatro a disposizione, una buona quantità di microfoni, lo spazio e…degli adulti, avevo quasi sempre lavorato e sperimentato con i bambini.
Dopo due giorni full-immersion di workshop sugli “oggetti e strumenti sonori”, il terzo giorno era dedicato ad una composizione musicale da far eseguire ai partecipanti, scrissi la composizione in una notte.
Nelle foto ho cancellato la mia faccia perché dopo questa splendida esperienza, ho vissuto un brutto periodo lavorativo, ho smollato per un po’ con l’arte ed ho iniziato a fare il fonico per una grossa band commerciale. Adesso, dopo quasi tre anni, ricomincio ad avere gli stimoli giusti per riprendere questo percorso da dove lo avevo lasciato.
Seguono l’mp3 ed il testo postumo all’esecuzione:
[…] La ragazza mi ha lasciato è colpa mia, sono stato anche beccato dalla polizia. Mi han detto -prego, si accomodi lì, passerà qualche giorno qui, ma vedrà che probabilmente uscirà (certo) prima di Lunedì!-
Voglio restare qui, odio quel giorno lì […]
Vasco Rossi, Lunedì
La composizione musicale “segunda-feira”, nasce come performance finale del workshop sugli oggetti sonori.
Dopo il primo incontro, dopo essermi fatto un’idea sulle potenzialità dei partecipanti, ho iniziato a pensare alla composizione. Il gruppo di persone era veramente eterogeneo: c’erano due insegnanti, uno scienziato, un’attrice, dei designer, degli artisti plastici e semplici curiosi; solamente un paio di persone avevano delle basi musicali ma piuttosto accademiche e superficiali.
La prima cosa che mi è passata per la mente è stato di non utilizzare il tempo musicale in modo classico come battute o timer vari, cercavo di trovare una via diversa, più naturale, soprattutto per evitare quella classica tendenza al ritmo da una parte e meccanismi complessi dall’altra. Mi è poi venuto in mente di utilizzare un video che proiettava un’intera giornata che andava dalla notte (intorno alle 5.30), l’alba, il sole quasi alto (ore 11,30), il sole al massimo (ore 14.00), fino ad una graduale discesa (un terzo della composizione) che porta al tramonto (ore 18.00).
La composizione si intitola “segunda-feira” (lunedì), perché voleva ricordare una giornata normale, di lavoro, quel lavoro di routine che inizia meccanicamente il lunedì, giorno molto diverso da tutti gli altri della settimana.
Ovviamente e per fortuna, non tutti i partecipanti fanno un lavoro del genere, bisognava prenderne lo spirito e cercare poi di fuggire dalla quotidianità.
I nostri oggetti erano perfetti per la composizione, potevano essere usati in modo aleatorio o onomatopeico per descrivere situazioni ed atmosfere, per sfuggire dalla quotidianità di un lunedì qualunque e sfogare lo stress con i nostri oggetti-strumenti musicali.
Una composizione per hobby, una composizione dove dopo aver ricreato una giornata qualunque se ne fugge la mente pensando già alla domenica quando, stesi sul divano, si ascolterà la partita di calcio alla radio o si andrà a fare shopping con le amiche (riferimenti volutamente stereotipati). Un elogio teorico dell’ozio, che viene dopo ore e ore di costruzione di oggetti sonori.
Un biker che dopo settimane di lavoro sulla propria moto, finalmente la mette su strada.
La banalità nella banalità, l’ovvietà e il suo doppio sfruttati al massimo per provare quella naturale componente surrealista che ci appartiene.
Inoltre una visione critica del lavoro, inteso come “operare faticando” per usare l’etimologia, per ricordare che il lavoro non è la condizione umana ideale, non è la passione ma solo una forma di schiavitù accettata come unica modo per vivere e campare nella società.
Quindi una composizione ribelle? Si, in un certo senso. Si è notato come i partecipanti, dopo una breve introduzione abbiano colto subito il senso della performance: lo stare seduti, senza l’obbligo di suonare, far “respirare” i silenzi, la possibilità di rispondere al telefono o andare via. La disciplina del disordine.
Inoltre c’era una figura per niente invadente di direttore d’orchestra, che si limitava a dare solamente delle indicazioni, utili solamente ad un sensato andamento e/o sviluppo estetico all’opera.
La poesia era già dentro i partecipanti.
Oggetti. Gli oggetti costruiti, spaziavano dai cordofoni, aerofoni, idrofoni, percussioni in genere. Molti oggetti comuni sono stati preparati con piccoli elementi, filo di acciaio armonico, casse di risonanza di latta o plastica.