Appena 12 mq è lo spazio interno della casa del bracciante, abitata fino agli anni '60 a sei persone. Il pavimento è di roccia naturale. In un angolo vi è una piccola cucina di pietra, a tannura, e sotto lo spazio per la legna o le galline. Sopra il letto vi è il soppalco, u sularu, che veniva utilizzato come piccolo magazzino e luogo dove dormivano le figlie. Una eloquente testimonianza della condizione sociale dei salariati siciliani fino a quegli anni. Lo spazio negato nella terra si riflette inequivocabilmente nell’estrema povertà delle forme dello spazio abitativo.
Naca: nocula; culla, sospesa sul letto Era costruita per ogni figlio. Si legavano due corde ai supporti metallici del letto, trispiti (vedi voce) alle quali vi si avvolgeva un robusto panno a mo' d'amaca, spesso era un sacco di juta; quindi si legava un cordino dalla parte della testa per produrre il dondolio, tirandola a ritmo. Dall'arabo naq'a(h): culla, dondolo. O dal greco nake, vello di pecora, del quale era certamente costituita l'amaca.
– Chi mmi s'era tagghiata a corda da naca!. (ne sta combinando tante!), gli si bestemmia addosso rammaricandosi che non si sia spezzata la corda che reggeva l'amaca…quand'era in fasce; se si fosse rotta sarebbe caduto, con le naturali, amare conseguenze…ma non lo avremmo avuto tra i piedi a darci fastidio. Chi aveva la possibilità, la versatilità, l'ingegno costruiva a naca di legno per il primo figlio…ma poi serviva per tutti i figli che seguivano, per i parenti, per il vicinato.