Allora, questo non è un foodblog e questa è una ricetta da perfezionare. Si tratta di una idea di origine popolare, di ingredienti che si mischiano per caso e si ritrovano dove non c’è il mare per annusare ricordi.
Si tratta de “la piccola triglietta lombarda”: triglie, polenta taragna e amici delle triglie come cipolla cruda e semi di finocchio.
La polenta taragna è di mais ma con grano saraceno, la triglia è a buon mercato, di fango ma fresca; la cipolla è rossa e non mi convince, i semi di finocchio vengono sbriciolati con il batticarne.
Il mio corpo non digerisce le cipolle crude, magari litri di vino si, ma le cipolle crude no; faccio delle fettine sottili e le immergo in acqua, cambio l’acqua ogni mezz’ora per un totale di tre ore e questo non va bene…bisognava strizzare le cipolle ad una certa ed immergerle in olio extravergine d’oliva.
Squamo e pulisco le triglie, tolgo la testa ma non è necessario.
Faccio la polenta taragna ed a fine cottura aggiungo olio extravergine d’oliva (anche se burro e formaggi sono la morte sua, ma non ci entravano un cazzo) e semi di finocchio sbriciolati. Spiano la polenta in uno spessore di circa 1cm e la faccio raffreddare.
Inizio a friggere le triglie dopo averle infarinate e contemporaneamente scaldo sulla piastra di ghisa dei quadrati di polenta
compongo triglia, polenta taragna, delle lunette di cipolla cruda che digerirò bene ma che mi nascondono l’odore dei semi di finocchio; la triglia la fa da padrona, ma il finocchio è defunto, la cipolla è troppo cipolla acquosa e cruda…
ci voleva una dolcissima cipolla di giarratana con sale grosso e strizzata bene