Desiderio di sicurezza

nei primissimi anni
ottanta, nel piccolo paese di Santa Croce Camerina (RG), cominciano
ad arrivare i primi cittadini Nordafricani. Perlopiù Tunisini,
alcuni Marocchini commercianti, tutti uomini arrivati per esplorare
questa nuova-vecchia conoscenza a meno di 100 Km da Haouaria.

Si arrivava in occidente
con il mito dell’occidente. Questa gente trovava un lavoro come
bracciante agricolo, riusciva a prendere un ingaggio e il sussidio di
disoccupazione grazie al sindacato; 151, 101 giorni di ingaggio
all’anno, 2 o più mesi di ferie in Tunisia d’estate a godersi la
propria terra e a costruire la nuova casa con i soldi messi da parte.

Il benessere degli anni
ottanta non c’è più, nessuno ha più la possibilità di mettere
soldi da parte ma dopo circa venti anni, a Santa Croce Camerina ci
saranno un 20% di cittadini Tunisini.

Torniamo un attimo
indietro, facciamo finta di essere ritornati nel 1995.

Decine e decine di
cittadini Tunisini, il sabato sera, seduti negli scalini di via Roma.
Birre da 66, costo di ogni birra al minimarket di circa lire 600.

In Tunisia non è molto
facile bere, spesso questi uomini non reggono molto bene l’alcol…ma
perché hanno allora iniziato?

Mesi e mesi senza donne o
senza la propria moglie, senza i propri figli vicini. Dormire in
camerate comuni con accanto il fusto di Lannate (pesticida per uso
agricolo), la puzza del letame e gli stivali di gomma.

Vi basta? Volete una
comparazione con i migranti italiani nel mondo?

Un po’ di
generalizzazione.

Primi anni del secolo
‘900: Italiani negli Stati Uniti. Italiani mafiosi o razzisti nei
confronti degli Afroamericani e degli Ebrei, ma anche nei confronti
degli Irlandesi.

Seconda metà del secolo
‘900. Italiani in Germania e Svizzera, in camerate comuni, tutti
maschi che non sanno manco cuocersi un uovo fritto a desiderare le
bionde ed alte donne nordeuropee senza baffi.

Italiani in Argentina e
Venezuela a fare gli yankee, ad aprire attività per sfruttare gli
Indigeni; poi gli Indigeni spendono tutti i soldi il sabato sera ad
alcol, il lunedì non hanno più niente. Proprio non vogliono
lavorare questi che fino a poco prima andavano in giro con le penne
sulla testa!

Presente.

Quartieri di Santa Croce
Camerina dove abitano famiglie Tunisine, famiglie con solo la
religione diversa; bambini che tranquillamente giocano insieme, uno
si chiama Giuseppe e l’altro Mohammad. Signore che al mattino
comprano la frutta dal “comisaro” con la moto ape, una si chiama
signora Ciccina e l’altra signora Fatima.

Qui non esiste
diffidenza, il razzismo non è mai arrivato. In TV invece dicono che
questi ci rubano le donne, che pregano un dio cattivo e che forse
puzzano; come si fa a vivere tra le contraddizioni dei naturali
rapporti di quartiere e gli obblighi morali del nostro dio
catto-catodico?

È molto difficile
rendersi conto e scegliere l’ottimale pensiero, il giudizio migliore,
la diffidenza o la spontanea socialità.

Passato e presente.

Negli anni ’90 gruppi di
ragazzi Santacrocesi si riunivano il sabato sera in piazza per
picchiare il primo Tunisino ubriaco che gli capitava davanti.
Solitamente tutti i cittadini Tunisini venivano apostrofati come
“sarbaggi” (selvaggi). Credo che venissero così chiamati per il
colore della pelle e perché costretti a vivere nelle “riserve”
che i padroni gli attrezzavano.

Mi ricordo di un tizio
del paese, uno proprio grosso che picchiava tanti Tunisini, lui è
molto scuro come metà dei siciliani, sembra proprio un Tunisino e
dava lavoro ad almeno quattro di loro, magari facendoli vivere in
qualche stalla attrezzata.

Non sono mai riuscito a
capire le regole di questo gioco perverso: di giorno fai lavorare
queste persone nelle tue terre, la notte li picchi perché sono
ubriachi. Sembrano quei giochetti dei perfidi nobili di altri tempi o
i combattimenti degli schiavi al Colosseo per diletto del popolo
Romano.

C’è qualcosa di sadico
nella natura dell’uomo…

Oggi ho letto un
trafiletto che mi ha fatto molto ridere, dicevano che anche a Santa
Croce i cittadini chiedono più sicurezza, che le liti in piazza tra
extracomunitari sono oramai insostenibili.

Da almeno venticinque
anni nel nostro paese ci vivono e lavorano abitualmente cittadini
Nordafricani, ci sono famiglie, giovani. Santacrocesi che lavorano a
stretto contatto tutti i giorni con i Tunisini, ripeto da venticinque
anni. L’unica soluzione che i politici riescono a trovare è la
repressione? Capisco le mode neo-naziste del governo di Roma, ma da
un piccolissimo centro, così maturo da un punto di vista
dell’accoglienza si potrebbe dare un esempio positivo.

Accoglienza? Forse qui mi
sbaglio.

Cosa si è fatto in
venticinque anni per queste persone e per migliorare la convivenza?

Perché queste persone
continuano ad arrivare, ci sarà qualcuno che gli darà un lavoro.

Quante attività sono
state svolte per sensibilizzare la gente del paese, quante attività
comuni sono state sviluppate?

Magari mi sbaglio,
ricordo solamente un sindacato che da almeno venti anni aiuta i
braccianti Nordafricani; una festa alla fine degli anni novanta,
organizzata da un mio amico assessore, boicottata dalle
amministrazioni successive.

Etimolgia.

(da wikipedia)
Tradizionalmente, il termine razzismo si riconduceva alla
composizione di razza, dal latino generatio oppure ratio, con il
significato di natura, qualità e ismo, suffisso latino -ismus di
origine greca -ισμός (-ismòs), con medesimo significato di
"classificazione" o "categorizzazione", qui
inteso come astratto collettivo, sistema di idee, fazione e, per
estensione, partito politico che può sottintendere significati
differenti. Oggi l’etimologia viene in genere interpretata in modo
diverso, in quanto si suppone che il termine razza italiano, così
come gli equivalenti nelle altre lingue neolatine, derivi dal
francese antico haraz o haras, allevamento di cavalli; per falsa
divisione del termine unito all’articolo, l’haraz diventa così la
razza.

La razza siciliana non
credo che esista, con un eccessivo e politicamente scorretto sforzo,
potremmo inventarci la razza mediterranea: Sud Italia, Magreb,
Grecia…molto distante dall’eventuale “razza” lombarda o
piemontese.

Forse i siciliani, i
santacrocesi intendono per razza la cultura religiosa contrapponendo
la “libertà” del pensiero cattolico al radicalismo mussulmano;
la libertà di mangiare pesce il venerdì contro l’astinenza dalla
carne di maiale. Dei principi molto semplici e sicuramente importati
da “razze” lontane, sconosciute fino all’introduzione del
cristianesimo nell’impero di Roma.

Ma può l’appartenenza
religiosa spingerci così lontano da farci etichettare un’intera
nazione come “sarbaggia”? Può una religione che di base predica
la carità e l’amore per il prossimo, tendere solamente all’odio per
il diverso?

Possiamo ancora parlare
di mentalità da crociati contro le invasioni dei saraceni, del dio
buono contro quello cattivo, del “io non sono razzista, sono loro
che si ubriacano”.

La strada è molto lunga,
ma sono convinto che nei quartieri e tra i bambini a scuola il
razzismo non esiste, seguiamo questi spontanei esempi.

E per finire.

Vi lascio con una canzone
di Sergio Endrigo dal titolo L’Orlando (1970):

[Ascoltate brava gente
cosa dicono i Cristiani dei feroci Musulmani]
Ecco sono arrivati i
Mori, avanza già la mezzaluna
E sulle mura di Palermo, di Granada
e Barcellona
Non parlano latino
(la pelle la hanno scura)
Han
fatto a pezzi un frate
(il Papa ne ha paura)
Non sanno il
Paternoster,
distruggono le vigne,
non mangiano il maiale,

hanno mogli cento e mille
Guerra, guerra nel nome del Signore

dalla Francia all’Inghilterra
Per la fede e per l’onore
aspettano la spada nel terrore dell’Islam
L’Orlando

[Or
diciamo senza offesa i fedeli di Maometto, dei Cristiani cosa han
detto]
Ecco sono partiti i matti
con i pennacchi e i
gonfaloni
C’è un vescovo a cavallo
e dietro gli
straccioni
Bestemmiano in latino
(in sassone ed in franco)
Si
schiacciano i pidocchi
(sul mento rosso e bianco)
Si bevono le
vigne, si rubano il maiale, han cento concubine ma la moglie è
chiusa a chiave
Guerra, guerra nel nome del profeta
Dalla Mecca
a Gibilterra
tutti pronti a dar la vita
E la testa taglieremo
al nemico dell’Islam
L’Orlando

Era un terremoto
l’Orlando, il cavalier senza paura, con la spada durlindana, una
forza di natura
Ha rotto mille teste
(in mille guerre
sante)
Salvò regine bionde
(dal drago e dal gigante)
Ma da
quando Carlo Magno
l’ha fatto il paladino
Dimentica gli amici

per le femmine ed il vino
Guerra guerra ma l’Orlando è
innamorato
Solo Angelica la bella
dritto al cuore l’ha
ferito,
La forza ormai gli manca
e più non
guarirà
L’Orlando
Era innamorato L’Orlando
e nel
dolcissimo duello
Anche un grande capitano
può rimetterci il
cervello
L’han visto mezzo nudo
(ormai è proprio
matto)
Ormai il suo nemico
(lo porta in mezzo al petto)
E i
Mori a cento e a mille
conservano la testa
Se in casa non c’è
il gatto tutti i topi fanno festa
Guerra, guerra ma l’Orlando
non ci viene
C’è chi dice che è un vigliacco,
e chi dice
che fa bene
Ma c’è un solo uomo al mondo
che sa la
verità
L’Orlando

Questa voce è stata pubblicata in arte NO arte, meglio di no. Contrassegna il permalink.

Una risposta a Desiderio di sicurezza

  1. Pingback: Stupri, razzismi e controllo sociale – Femminismo a Sud

I commenti sono chiusi.