mio cugino rinus si sta sempre più politicizzando; anche lui ha capito che la nostra musica non può fare a meno di mangiare sovversivi con le scarpe o senza, con la sciarpa e con gli stivali. La prima volta che mangiai un "sovversivo", ero maledettamente giovane, avevo ancora il sorriso puro di chi non ha mai sbattuto la faccia per terra sfregiandosi.
Il mio amico Giummy era un famoso meccanico, l’unico inghippo stava nel fatto che Giummy, per campare, doveva lavorare in campagna. All’inizio se ne fotteva: la notte andavamo tutto il tempo in giro e la mattina ci alzavamo presto; io andavo a scuola e, come tutti i pendolari della zona mi svegliavo alle 6 e quarantacinque, dal lunedì al sabato, Giummy pure, ma d’estate, quando io al massimo lavoravo mezza giornata lui si svegliava alle 4 e mezza (nelle serre d’estate c’è caldo, si lavora la mattina presto). A quel tempo si era in piena operazione “vespri siciliani”, i militari, la polizia, i carrabbinieri, i vigili urbani, insomma tutti gli sbirri, quasi ogni notte ci controllavano. Cercavano…che cazzo cercavano? Cosa volevano da un quindicenne senza casco? Niente, facevano solo commenti sulla mia folta capigliatura che ad andatura umidamente costante si manteneva gonfia e possente. Giummy pure aveva la chioma, lo chiamavano Roberto Formaggio per via del codino: Giummy era tamarro e io freak (che ridere questa terminologia). Un sabato pomeriggio, io e Giummy andammo a Modica (senza nessun motivo) con l’Americano; appena entrati in città, America ferma la citroen AX, scende e ci dice di aver visto un salone da barbiere e che la sua barba è troppo folta per fare il cameriere quindi, la va a tagliare (l’Americano è un’altra persona importante). Giummy e io, scendiamo ad aspettare ma ci fermano gli sbirri (che qualcuno simpaticamente ha chiamato), era polizia ma questi erano stupidi come i carrabbinieri. Io indossavo scarpe da basket americane fatte dai bambini coreani, lo sbirro adulto e baffuto dopo aver sentito l’assurda storia che “il nostro amico è andato dal barbiere perché, essendo cameriere, non può lavorare col barbone” si è sentito preso per il culo e mi rivolge delle domande tipo: – che piede grosso che hai? – Molto alla cappuccetto rosso, io rispondo: – sono solamente slacciate – Lo sbirro: – non ci credo, secondo me ci nascondi qualcosa! – Ecco, io vorrei concludere la storia qui a mo di barzelletta ma lo sbirro mi ha fatto togliere le scarpe, tutte e due…io gli ho pure messo il piede in faccia ma non mi puzzava. Imparai a cucinare in quella occasione, così per necessità; nessuno voleva mangiare uno sbirro stupido, vecchio e baffuto ma dovevo impratichirmi. Come quando un pacchetto di esportazione senza filtro costava lire 1.500 e le compravamo per imparare a rullare: come quando cucinavo gli sbirri per imparare a mangiare.